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Bancarotta fraudolenta sei anni e mezzo a Calvi

Alpago. Con l’imprenditore condannati anche Ranzato a quattro anni e mezzo e Damian a tre anni. La Ic Group fallì nel 2010 con 11 milioni di passivo

di Irene Aliprandi
1 minuto di lettura

PIEVE D’ALPAGO. Sei anni e mezzo di reclusione, più l’interdizione perpetua dai pubblici uffici e il divieto di intraprendere o partecipare ad attività commerciali per dieci anni. Dura condanna per Italo Calvi, l’imprenditore 49enne alpagoto, accusato di bancarotta fraudolenta della Ic Group fallita nel 2010 su istanza di terzi, ma in dissesto già da almeno due anni. Con Calvi sono stati condannati anche gli altri due imputati: Claudio Ranzato, 43 anni di Longarone, dovrà scontare quattro anni e mezzo, con l’interdizione dai pubblici uffici per cinque anni e Anchise Damian, 64 anni di Longarone, è stato condannato a tre anni.

Nell’udienza conclusiva di ieri, il collegio giudicante formato dal presidente Sergio Trentanovi, a latere Elisabetta Scolozzi e Cristina Cittolin, ha sostanzialmente accolto le richieste avanzate dalla pubblica accusa tre settimane fa e ha riconosciuto la responsabilità degli imputati nella distrazione di crediti per oltre sei milioni di euro, crediti che la Ic Group vantava da diverse ditte fornitrici di beni e servizi. Al momento del fallimento, la società aveva un passivo di oltre 11 milioni di euro.

L’inchiesta che ha portato al giudizio concluso ieri partì da quella più ampia che vede 11 persone imputate e ieri si sarebbe dovuta tenere un’udienza anche di quel procedimento, ma è stata rinviata per la morte di un imputato e per la necessità di affidare una consulenza.

Non nella forma, ma nella sostanza, Calvi era l’amministratore di Ic Group, come hanno sottolineato i giudici nella motivazione contestuale alla sentenza. Calvi sarebbe stato in grado di manovrare, impartendo ordini e tramando nell’ombra anche nel periodo in cui si trovava agli arresti domiciliari. Le società cessionarie dei crediti e dei capannoni in leasing, infatti, erano partecipate da parenti stretti dell’imputato, cioè la moglie e il figlio allora appena ventenne. Allo stesso modo era socio di Calvi l’imprenditore Di Michele, cessionario di crediti per oltre sei milioni di euro senza alcun corrispettivo.

Ranzato, uno dei soci della Ic Group, ne fu amministratore dal 2011 al fallimento con un breve periodo di interruzione: un anno tra il 2007 e il 2008 durante il quale furono fatte le maggiori distrazioni. «Si fece sostituire da un uomo di paglia per le operazioni più spregiudicate», rilevano i giudici che definiscono così il terzo imputato, Damian (sono tutti difesi dagli avvocati Simone Valenti e Olimpia Frapiccini del foro di Macerata), amministratore formale e comunque sottoscrittore dei contratti di cessione dei crediti e dei capannoni, quindi soggetto di secondo piano ma dalla «partecipazione rilevante».

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