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Auronzo dedicò ai suoi caduti due asili - monumenti

Sono costruiti con una torre poligonale emergente che funge da ingresso e sacrario, le due ali sono le scuole

di Walter Musizza
2 minuti di lettura

AURONZO. Non sono molti i turisti della Val Ansiei che hanno avuto occasione di visitare due singolari monumenti di Auronzo, veri gioielli e per di più gemelli.

Si tratta dei due asili-sacrari, uno a Villagrande, l’altro a Villapiccola, entrambi realizzati tra il 1927 e il 1931 per onorare i Caduti delle campagne risorgimentali e della Grande Guerra. Molto spesso l’ospite nota la particolare architettura dei due edifici, si sofferma a guardare i due cannoni da campagna che puntano su Piazza Vigo, ma difficilmente è in grado di apprezzare gli interni, anche perché i due sacrari vengono aperti solo in particolari occasioni, ad esempio per la commemorazione del 4 novembre.

Auronzo ebbe nella Grande Guerra ben 65 suoi figli tra morti e dispersi e certo non mancò di onorarli degnamente, non solo con i due nuovi asili-monumenti, ma anche piantando in centro una lunga teoria di tigli in loro onore, oggi sostituiti da peri selvatici lungo la passeggiata pedonale detta “Viale della Rimembranza”.

Dopo il proliferare di iniziative autonome da parte di tutti i comuni italiani nell’erigere monumenti ai propri Caduti, fu proprio nel 1927 che il P.N.F. proibì la costruzione di nuove opere senza previa autorizzazione, invitando poi a convogliare i fondi raccolti a tal fine ad opere di pubblica utilità, da dedicare alla Vittoria o agli eroi di quella guerra.

Ad Auronzo vennero così costruiti due asili molto simili, nei quali la parte sacrale risulta praticamente identica, replicando a puntino le scelte stilistiche e la scansione delle lapidi con i nomi di tutti i Caduti della 1915-18, accomunati a quelli del periodo risorgimentale. In epoca repubblicana furono poi aggiunti su una grande lapide di marmo nero, i nomi dei Caduti nel secondo conflitto mondiale, ben 52 tra militari e partigiani.

Fu l’architetto bellunese di origini comelicensi Riccardo Alfarè (1882 – 1969) a stendere nel 1927 il progetto dei due edifici, caratterizzati da una torre poligonale emergente, destinata ad ingresso e sacrario, affiancata da ali concluse da corpi di altezza intermedia da adibire appunto ad asilo. E lo fece sciorinando tutto il suo tipico repertorio di archi, nicchie e riquadri, in un insieme articolato e ricco di chiaroscuri, in cui convivevano tradizione e modernità.

Sappiamo che nel suo progetto iniziale per l’asilo di Villagrande egli avrebbe voluto addirittura una cupola rialzata sovrastante la torretta ottagonale della parte monumentale, dirottando poi su una soluzione più sobria e meno costosa, con la rinuncia pure all’iniziale previsto rivestimento in pietra per l’esterno dei due edifici. L’interno, che si presenta come una cappella circolare, è ricco di suggestioni liberty, sia nei soggetti (per esempio i volti del Cristo incoronato di spine alle pareti), sia nei colori (nelle porte, nelle pareti e sul soffitto), con un suggestivo ballatoio circolare, dotato di balaustra a colonnine ed accessibile dal primo piano. Massime tratte da Tacito, Virgilio e Orazio (questa volta diverse nei due sacrari) corrono sulla parete sotto il ballatoio, mentre dalla volta pende un lampadario in ferro di pregevole fattura, opera degli allievi della locale scuola professionale.

Nell’autunno del 1931 i due edifici erano pronti ad accogliere i bambini, accuditi dalle suore a Villagrande e dalle signore Giuseppina Larese e Augusta Vecellio a Villapiccola. Non sappiamo come e quanto svariate generazioni di piccoli allievi abbiano compreso motivazioni e finalità di questi sacrari, ma certo oggi queste costruzioni sono divenute importanti memorie storiche, della Grande Guerra sì, ma pure della sua successiva rielaborazione culturale e politica.

Ci auguriamo che l’ormai imminente Centenario induca tutti, auronzani e non, a riscoprire e valorizzare meglio questo singolare spaccato di storia locale e nazionale.

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