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Dal passato emerge la storia di Baroni

Ritrovati dei documenti che testimoniano le vicende di un tenente di Valle

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CADORE. Rappresentava l’estremo baluardo verso est delle nostre difese cadorine, la punta avanzata della Fortezza Cadore-Maè. È la postazione di Monte Miaron, che, realizzata nei primi del ‘900 con un deposito in caverna ed una ricovero sul rovescio per ospitare il presidio, teneva sotto il tiro dei suoi cannoni la rotabile del Mauria e tutte le provenienze dal Friuli.

Dalla postazione per artiglieria, pensata originariamente per medi calibri (149 G) e ridimensionata a conflitto appena iniziato a soli piccoli calibri (75 A), si poteva tenere sotto tiro l’intero abitato di Forni di Sopra e colpire colonne nemiche che avessero tentato da Chiandarens di risalire il torrente Giaf e di arrivare a forcella Scodavacca (m. 2043), per aggirare tutte le difese italiane dell’Oltrepiave. Ma la sua funzione più importante era quella di “appuntamento”, cioè di informazione e direzione del tiro delle altre batterie della Fortezza Cadore-Maè, compito peraltro fallito durante il conflitto a causa dell’eccentricità delle nostre difese rispetto al fronte.

Nei drammatici frangenti del dopo-Caporetto la posizione, già depauperata da tempo di uomini e mezzi, fu abbandonata dai nostri soldati davanti all’incalzante avanzata austriaca dal Passo della Morte e da Casera Razzo. La casermetta, restaurata nel 2007, si trova a quota m. 1703, dove inizia il sentiero attrezzato Olivato per il bivacco Vaccari (m 2050), ed è raggiungibile tramite la bella strada militare, che parte dal Passo Mauria e risale per circa 4 chilometri e con ampi tornanti le falde nord del monte, fino a raggiungere prima lo spianamento per l’artiglieria, a quota m. 1686, e subito dopo il nostro ricovero.

Sulla facciata della costruzione spicca una lapide, che intitola la costruzione al tenente Mario Baroni del 56° Fanteria, caduto nel 1915. L’ufficiale fu insignito della medaglia d’argento al valor militare e il suo nome figura tra i decorati di Valle di Cadore, ma di lui sapevamo in verità ben poco.

Recentemente però tra i documenti postati sul sito www.europeana1914-1918.eu/it abbiamo reperito una sua foto e parecchie notizie sulle sue vicende, trasmesse nel gennaio 1919 dal Comune di Valle al Comitato Nazionale per la Storia del Risorgimento a Roma.

Il suo nome completo era Mario Secondo Baroni ed era nato il 24 aprile 1887 a Valle di Cadore, in frazione Costa, figlio del medico chirurgo Giuseppe Baroni e di Olimpia Barnabò. Restò ferito gravemente sul Carso il 1° novembre 1915 e venne ricoverato prima in un ospedaletto da campo e quindi in un ospedale territoriale. Le sue condizioni sembrarono migliorare, cosicché, su espressa richiesta del padre, venne trasferito all’ospedale militare di riserva di Belluno ed affidato alle cure del suo maggiore direttore, il chirurgo romano Montenovesi. Fu sottoposto a gravi e dolorose operazioni, che però non ebbero l’esito sperato, tanto che il nostro si spense il 17 dicembre 1915 nella caserma degli alpini di Mussoi.

Aveva 28 anni, risiedeva a Valle ed era sposato con Maria Bacchetti, che dopo la guerra figurava abitare a Firenze. Ecco dunque che, a 100 anni di distanza, la laconica lapide del Monte Miaron si è arricchita di particolari, il nome di un giovane ed eroico cadorino ha assunto un volto, un’identità precisa, una storia da raccontare.

Walter Musizza

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