«Le mountain bike distruggeranno i sentieri dolomitici»
L’allarme ambientalista alla vigilia dell’avventura di due appassionati delle due ruote lungo l’Alta Via n. 1
di Francesco Dal Mas
CADORE. «Fra cinque anni, se dovesse continuare l’assalto dei bikers, i sentieri di alta quota non esisteranno più». È il grido d’allarme di Luigi Casanova, portavoce di Cipra, la confederazione europea delle associazioni ambientaliste, e di Mountain Wilderness. La preoccupazione è enorme anche nel mondo degli alpinisti e dell’escursionismo. «La mountain bike è la benvenuta, anche ai piedi delle Dolomiti, però contro gli abusi è opportuno che le istituzioni di competenza, dal corpo forestale agli altri agenti che possono sanzionare gli abusi, intervengano con una vigilanza sempre più stretta», è quanto auspica Bruno Zannantonio, portavoce del Cai regionale.
A far scattare un supplemento d’allarme è l’avventura di due appassionati (uno dei due è anche tecnico del soccorso alpino) che percorreranno l’Alta Via n. 1 in sella ai loro rampichini. Impresa che, presumibilmente, verrà imitata da chi non ha la loro consapevolezza dei pericoli. «Non saremo noi a criminalizzare l’uso della bici in quota», precisa subito Aldo Menegus, presidente della Commissione veneta sentieri del Cai, «ma a tutto c’è un limite: il rispetto della sicurezza di chi va in montagna».
E il primo limite da rispettare è quello della norma regionale, emanata su proposta del Cai: il rampichino si può usare quando la larghezza del sentiero è superiore a un metro e mezzo e quando la pendenza è inferiore al 20%. Quindi lungo le mulattiere e le piste forestali. . «Ci sono problemi legati alla percorribilità dei sentieri, alla loro manutenzione e alla sicurezza dei frequentatori», prosegue Menegus. «Trattandosi poi., nel caso specifico, di un’Alta Via, non possiamo fingere che la maggior parte del percorso non sia su “sentieri alpini”, sostanzialmente vietati».
Senza contare, poi, che la parte iniziale (da Braies al rifugio Biella) è all’interno del Parco di Fanes-Senes-Braies, che proibisce l’utilizzo delle mtb sul territorio di propria competenzam e che nella parte centrale-finale è all’interno del Parco Dolomiti Bellunesim che pure proibisce questo mezzo o ne disciplina severamente l’utilizzo. Non solo, Menegus e Zannantonio ricordano che l’Alta Via numero 1 ha delle parti attrezzate, dove è difficile passare anche con la bici a tracolla.
«Non è certo, comunque, con queste estemporaneità che si favorisce il turismo in bicicletta, anzi si provocano inutili e pericolose emulazioni», concludono i due dirigenti del Cai.
Casanova, dal canto suo, richiama il problema della sicurezza. Ogni giorno, per il lavoro che fa (è guardia forestale), constata i problemi che in determinati sentieri provoca il passaggio di gruppi consistenti di biukers: «In alcune curve, lungo stetti sentieri di montagna, si sono formati pericolosi avvallamenti, dove è difficile il passaggio di chi va a piedi, perché le frenate d’impeto delle bici provocano dei fossati». Casanova riferisce di famiglie di escursionisti che non frequentano più determinati percorsi «perché temono di essere investiti dai rampichini». È il Cai che deve provvedere alla manutenzione della sentieristica, ma non può verificare le condizioni dei tracciati ogni settimana, durante l’estate, per garantire la manutenzione.
Fabio Bristot, coordinatore del soccorso alpino, ammette che il problema della sicurezza si fa pesante, in questa prospettiva. «Io sono un liberista, per natura, quindi non mi indigno per le mountain bike sui sentieri, ma laddove dove sono consentite. Gli abusi vanno contrastati». E quanto al suo uomo che si cimenterà col rampichino lungo l’Alta Via numero 1, Rufus si augura che il “test”, come lo chiama, «sia un’opportunità per informare gli appassionati sui tratti di itinerario da praticare e su quelli dove non cimentarsi. Il nostro tecnico è uno di quelli che ha la testa sulle spalle e non mancherà di fornire tutte le informazioni utili per non essere emulato da chi vorrebbe lanciarsi sulle stesse quote, ma sprovveduto in materia».
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