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Silmo, il salone parlerà bellunese

Presenti trenta aziende e una collettiva di Sipao Berton: «Abbiamo tanti giovani con le loro idee vincenti»

di Stefano Vietina
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BELLUNO. Belluno in prima fila al Silmo di Parigi, la fiera dell’occhiale in scena da venerdì a lunedì. «Da protagonisti, come sempre», sottolinea Lorraine Berton, presidente di Sipao, la sezione di Assindustria dei produttori di occhiali.

Una trentina le aziende del distretto che esporranno nei loro stand, più otto in una collettiva organizzata proprio da Sipao, alla 48ª edizione di questa manifestazione che raccoglie, nella capitale francese, centinaia di espositori da ogni parte del mondo a coprire tutto il settore dell’ottica e dell’occhialeria: montature, lenti, attrezzature tecniche, arredamento centri ottici e ancora.

«I segnali sono positivi, sotto vari punti di vista», sottolinea Berton, «a iniziare dai numeri, dalle vendite. Il settore marcia, i grandi marchi ovviamente sono il traino, ma non va dimenticato il gran proliferare di piccole e medie imprese che con la loro abnegazione e capacità hanno saputo rilanciarsi, con innovazione tecnologica, materiali, know how».

Lorraine Berton sottolinea, in particolare, le aziende che hanno avuto la nomination per i premi più prestigiosi del Silmo, fra questi Vista Eyewear, Blackfin, Look, Fedon. «Il made in Italy», prosegue, «è sempre più ricercato. E si tratta di design e buon gusto, ma anche di materie prime, innovazione tecnologica e capacità manifatturiera. L'esperienza maturata in decenni di attività non si replica facilmente altrove. E non sono solo i nostri occhiali a essere di un livello superiore, ma anche la nostra abilità nel vederlo l'occhiale, nel correggerlo, nel trasformarlo. E poi la capacità delle piccole e medie imprese di produrre in lotti grandi e piccoli, di essere puntuali nel servizio e tempestive nella consegna, perché nessuno oggi vuole avere un gran magazzino».

Crescono soprattutto le aziende che hanno un mercato internazionale? «Sì, il mercato domestico è fiacco, bisogna necessariamente rivolgersi a una platea mondiale. Un impegno da cui non si può derogare. Da qui anche la nostra massiccia presenza a Parigi».

I giovani? «Ce ne sono molti che si stanno inserendo e propongono un nuovo modo di pensare l'occhialeria. Perlopiù hanno una “commerciale” (i costi per avviare un laboratorio oggi sono proibitivi, si supera il milione di euro), sanno da chi far produrre, hanno le idee chiare e sono innovativi in colori, materiali, tecnologia. Ed anche molto esigenti».

@vietinas

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