Ferrovia, la Regione attesa al varco
Il sindaco di Domegge, Fedon, è dubbioso: «Decisive le assicurazioni che darà De Berti sulla stazione di Calalzo»

DOMEGGE. «Misuriamo le buone intenzioni della Regione sul Treno delle Dolomiti dalle assicurazioni che l’assessore regionale ai trasporti, Elisa De Berti, verrà a dare la prossima settimana per la stazione di Calalzo».
È una sfida, seppur annunciata con cortesia, quella che Lino Paolo Fedon, sindaco di Domegge, lancia alla Regione subito precisando di condividere puntualmente le proposte che avanzerà alla De Berti il sindaco di Calalzo, Luca De Carlo.
«Ci sta bene il collegamento con Cortina, la Val Pusteria, l’Austria. Ma ho l’impressione che si rischia di lanciare la palla sempre più in avanti perché – recrimina Fedon – non c’è l’intenzione di fare nuovi investimenti sulla ferrovia esistente, in termini di nuovo materiale rotabile e di orari».
Fedon apprezza il collegamento festivo diretto tra Venezia e Calalzo annunciato da De Berti. Ma perché – domanda – non ci può essere anche durante la settimana? È la stessa richiesta che farà all’assessore De Berti il sindaco De Carlo, peraltro «sufficientemente sicuro» di riuscire a portare a casa («mi fido della parola dell’assessore ai trasporti, per come la conosco») novità importanti per la stazione, a cominciare dalla riapertura della biglietteria, magari attraverso Dolomitibus. «È evidente che se non interverranno queste piccole migliorie, i pendolari, a cominciare dagli studenti, saranno costretti a privilegiare l’auto o il pullman e, quindi, la ferrovia è destinata a chiudere, non a raddoppiare».
Un invito pressante a rimanere con i piedi per terra arriva anche dalla parlamentare trevigiana del Pd, Simonetta Rubinato. «Credo che sia strategico porsi l’obiettivo di uno sbocco ferroviario diretto del Veneto verso l’Austria, cogliendo a livello nazionale l’occasione del centenario della Prima guerra mondiale. Ma siamo proprio sicuri – si domanda - che l’ipotesi del Treno delle Dolomiti rilanciata da Zaia sia quello di cui hanno più bisogno ora le nostre comunità montane del Cadore? La Regione dovrebbe prima di tutto garantire la certezza dei collegamenti per i pendolari nel periodo invernale e Zaia dovrebbe sapere che già 25 anni fa uno studio di fattibilità promosso dall’ente regionale (e ben pagato) aveva decretato l’insostenibilità economica e sociale di questa idea. Forse è il caso di rimanere con i piedi per terra».
Ancora una volta – osserva la deputata del Pd – assistiamo ad un’uscita ad effetto sui giornali da parte di chi, invece, non ha ancora dimostrato di saper risolvere i problemi quotidiani delle tante migliaia di veneti, lavoratori e studenti, in particolare del Bellunese, che ogni giorno devono fare i conti con l’odissea del servizio ferroviario regionale. «L’iniziativa di un collegamento ferroviario con Dobbiaco, e aggiungerei ancor più con la Pustertal e Lienz, è certamente affascinante. Ma perché essa non si risolva in un boutade o in un altro mega progetto insostenibile, come quello della Tav Venezia-Portogruaro costato ai contribuenti 14 milioni di euro in progettazioni e poi accantonato, è necessario che essa si inserisca in un piano più generale del trasporto ferroviario coerente con la dinamica della domanda, a partire dalle esigenze quotidiane di spostamento dei veneti, soprattutto di quelli che vivono in territorio montano e si confronti con i costi della sua realizzazinone e gestione».
In questa prospettiva lancia un allarme ancora più grave la senatrice Laura Puppato, del Pd, di Montebelluna. «Stanno togliendo qualunque dignità alla tratta ferroviaria Calalzo-Montebelluna, che tocca anche le città di Feltre e Belluno, l’intenzione è di sostituire i treni con pullman e di spacchettarla per riuscire a metterla a bando a prezzi più bassi, senza considerare minimamente il bisogno di questa linea da parte degli utenti che già oggi viaggiano stipati come sardine fin da Cornuda e per oltre un’ora fino a Padova».
Puppato riferisce che l’intenzione è quella di creare un hub a Montebelluna da cui far partire autobus e altre linee verso Nord, ma così si abbandona il Bellunese e la Sinistra Piave che vedrà la stazione di Cornuda bypassata dal nuovo progetto. La senatrice trevigiana smonta anche il progetto del Treno delle Dolomiti. «Un’opera di tale portata necessità di una corretta analisi costi-benefici, anche sotto il profilo sociale ed ambientale».
Francesco Dal Mas
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