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Asili e scuole elementari bellunesi, crollano gli iscritti

Da settembre ci saranno 234 bambini in meno nelle materne e 64 nelle primarie. I sindacati sono molto preoccupati

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BELLUNO. Duecentotrentaquattro alunni in meno all’infanzia e 64 alle primarie: i dati delle iscrizioni nelle prime classi sono allarmanti. E mancano ancora i numeri delle medie e delle superiori. Le informazioni arrivano dalla direzione dell’Ufficio scolastico regionale. Da quanto è emerso, a livello veneto i numeri sono preoccupanti: 1.882 bambini in meno all’asilo, 1.333 alle elementari. Un crollo di iscrizioni che lascia esterefatte le parti sociali, che non sanno proprio a cosa addebitare questa situazione. E a Belluno lanciano l’allarme: «Se questo trend in discesa si confermerà anche i prossimi anni, a farne le spese saranno le scuole di alta montagna, molte delle quali saranno costrette a chiudere i battenti».

Il calo all’infanzia. Il calo è stato drastico e preoccupante. Nell’anno scolastico 2013-2014 i bambini iscritti alla scuola dell’infanzia erano 3.135, l’anno seguente sono passati a 3.043, per scendere ulteriormente quest’anno a quota 3.004. E il prossimo anno scenderanno ancora, portandosi a quota 2.770.

Il calo alla primaria. Per quanto riguarda la scuola elementare, nel 2013-2014 gli iscritti complessivi erano 8.406, sono scesi a 8.332 l’anno successivo, chiudendo a quota 8.237 quest’anno. Per il prossimo le previsioni parlano di 8.173.

Le valutazioni. Questa flessione così importante è da riportare a due aspetti: il primo è la scarsa natalità della provincia di Belluno, che sta portando a una diminuzione costante dei residenti; il secondo riguarda il calo della presenza degli stranieri. Ma per i sindacati a queste due cause, se ne potrebbe aggiungere una terza, soprattutto per quanto riguarda la scuola dell’infanzia. «In molti casi i genitori, soprattutto per motivi economici, preferiscono tenere i figli a casa, risparmiando così la spesa dell’asilo, che in questi momenti di crisi non è da poco», dicono Lorella Benvegnù della Cisl Scuola, Milena De Carlo dello Snals e Livio D’Agostino della Gilda.

I sindacati non nascondono la loro preoccupazione per il futuro della provincia. «Se il calo dei residenti dovesse continuare, si dovranno chiudere le piccole scuole di montagna», dice De Carlo. «Di fronte allo spopolamento di questo territorio, si andrà a una riduzione dei servizi. E tra questi rientra anche la scuola. E senza servizi, le persone si sposteranno ancor di più verso la pianura». E con la soppressione di classi e la chiusura di plessi scolastici, a rimetterci saranno anche i docenti: «I posti di lavoro caleranno ulteriormente», concludono i sindacalisti.

Paola Dall’Anese

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