I sindaci: «La montagna ha bisogno di soldi»
I primi cittadini dei piccoli paesi chiedono investimenti per risolvere le criticità e auspicano che tutta la provincia si muova in modo unitario
di Alessia Forzin
BELLUNO. Alla montagna servono risorse. Senza denari da investire per risolvere tutte le criticità di un territorio che continua a perdere popolazione, il futuro non può che essere a tinte fosche. Negli ultimi anni hanno chiuso 700 negozi. I servizi, come le poste e le banche, stanno abbandonando la montagna. Sono crollati gli iscritti alle scuole elementari e agli asili e numerose stalle sono sull'orlo del baratro a causa della crisi del latte. Una fotografia impietosa, quella che emerge dall'analisi sullo spopolamento della montagna, che si conclude oggi dando la parola ai sindaci.
Persone che si trovano quotidianamente ad affrontare le problematiche del territorio e della sua comunità. Per lo meno quella rimasta. A Gosaldo vivono appena 640 persone, la maggior parte ultra sessantacinquenni. «Il saldo fra nascite e decessi è negativo da diversi anni», evidenzia il sindaco, Giocondo Dalle Feste. «Le famiglie tendono ad avvicinarsi ai paesi in cui ci sono i servizi, e soprattutto dove c'è lavoro. Nel nostro caso, basta spostarsi ad Agordo».
Ma se la popolazione se ne va perché non ci sono i servizi, nessun servizio si potrà implementare in un territorio con sempre meno popolazione. Un circolo vizioso che per Dalle Feste si può interrompere creando reddito nei paesi: «Bisogna dare lavoro alle persone perché decidano di rimanere in montagna. Noi diamo alle famiglie con figli mensa e trasporto gratuito all'asilo e alle elementari, ma non è sufficiente per invertire il trend. Servono incentivi per chi decide di aprire un'attività in montagna, per esempio».
Punta l'attenzione sugli investimenti anche Fabio Luchetta, sindaco di Vallada: «Solo attraverso una politica che nasca da una strategia e che metta al centro l'abitare in montagna si può invertire il trend dello spopolamento», afferma. «Ma è anche necessario lavorare sulle infrastrutture. Pensiamo a quante persone sono costrette a spostarsi a valle perché per lavoro hanno bisogno di una connessione internet veloce. In montagna non c'è».
Gli investimenti, però, non possono prescindere da una strategia comune, che veda tutta la provincia muoversi in un'unica direzione. In Agordino, come in Comelico e Sappada, l'opportunità delle aree interne sta consentendo di ragionare secondo una logica unitaria: «È importante creare uno strumento che consenta di canalizzare i fondi a disposizione», prosegue Luchetta. Se poi i rappresentanti bellunesi al governo ci mettessero del loro... «Sarebbe positivo organizzassero loro incontri sul territorio per raccogliere le problematiche e fare squadra comune. Il problema montagna non può avere colore politico», conclude il sindaco.
Lottano, i sindaci, combattono per dare una speranza ai territori che amministrano. «Ma pur con tutta la buona volontà, senza interventi mirati è difficile risolvere i problemi», precisa il primo cittadino di Santo Stefano Alessandra Buzzo. «Servono servizi perché la gente resti a vivere in montagna, ma servono soprattutto risorse, da investire per sistemare le criticità che viviamo quotidianamente. Io sono comunque fiduciosa, guai a non lottare per rivendicare le nostre istanze».
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