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Una nuova via per padre e figlio

Gianmario Meneghin ha dedicato ai familiari “La cruna dell’ago” sul Cridola

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DOMEGGE. Perché si cerca di tracciare una nuova via di ascensione verso la vetta? Anche per dedicarla al padre ed al figlio, come ha fatto Gianmario Meneghin di Domegge. A lui si deve infatti l’apertura di una nuova via per l’Ago del Cridola (2.389 metri) dell’omonimo gruppo, a sinistra degli Spalti di Toro.

«Qualche anno fa - spiega Meneghin - passando su per forcella Scodavacca, avevo visto una possibile linea sulla Cima Maddalena e, da lì a poco, assieme a degli altri amici del Gruppo rocciatori Ragni di Pieve di Cadore, avevamo aperto Generazioni, una bella via che abbiamo voluto dedicare a un vecchio Ragno scomparso, Lanfranco Cicci Cattel. Così, nei momenti di riposo, durante l’apertura tra un tiro e l’altro, guardavo l’Ago del Cridola, dirimpettaio proprio della via che stavamo aprendo, e mi chiedevo quante vie, a parte la via Costacurta-Reginato, andassero su per quella parete di quasi 500 metri, fino in cima».

Gianmario Meneghin si informa sugli itinerari e scopre però che non c’erano altre vie che salissero il pinnacolo più bello del Cridola, così pensa di aprirne una nuova lui. Un po’ alla volta comincia a portare alla base il materiale che sarebbe servito. «Volevo aprire un itinerario con protezioni sicure e volevo cercare oltre alla linea logica, anche la difficoltà sulla roccia migliore. Così ho aperto i primi tiri da solo in auto sicura, mettendo una corda fissa per risalire le volte successive fino a dove ero arrivato nell’apertura. Poi, vedendo che da solo la cosa andava troppo per le lunghe, mi sono fatto assicurare da alcuni amici che si sono generosamente alternati le varie volte che siamo saliti dal Rifugio Padova, fino a quando, domenica 14 agosto, insieme a Christian Casanova abbiamo chiuso il conto».

Perchè questo nome? «Visto che proprio sulla cima il sasso incastrato, dove c’è la sosta di vetta, crea un grosso foro proprio come un buco per far passare il filo negli aghi per cucire, “La cruna dell’ago” mi è sembrato il nome più appropriato».

Qual è la più grande soddisfazione quando si apre una nuova via? «È passare dove nessuno mai prima è passato, ovvero una delle cose più belle dell’andare in montagna. È come dare una propria impronta ad una vetta che si è a lungo guardata, con amore».

Gianmario Meneghin, 48 anni, già capo stazione del Soccorso alpino di Centro Cadore per sei anni e, fra l’altro, cugino del famoso cestista Dino Meneghin, ci tiene a ringraziare chi gli ha dato una mano: gli scalatori Alessandro Marengon, Giorgio Venturelli, Flavio Durigon e Christian Casanova, poi i gestori del rifugio Padova, Paolo De Lorenzo e la moglie Barbara. E poi la soddisfazione più grande. «Era tanto che volevo dedicare una via a mio padre Mario, che ha appena compiuto 87 anni, ed a mio figlio Elia (14 anni). La Cruna dell’ago è per loro».

Stefano Vietina

twitter@vietinas

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