I sindaci snobbano sociale e sanità
Presenti in 16 su 47, manca il numero legale alla riunione del distretto di Belluno
di Valentina Voi
BELLUNO. Piatto ricco per il comitato dei sindaci, peccato che i “commensali” scarseggino. Si è conclusa con un nulla di fatto la riunione di ieri dei primi cittadini che fanno parte del distretto di Belluno dell’Usl 1 Dolomiti. Il comitato è incaricato di prendere decisioni delicate in campo sociale relazionandosi direttamente con la Usl. Ieri però si è trovato con le armi spuntate: nonostante un denso ordine del giorno, infatti, erano presenti solo 16 Comuni su 47. Troppo pochi per raggiungere il numero legale.
Il dibattito è durato comunque un paio d’ore durante le quali i sindaci, convocati in mattinata a palazzo Rosso, sede del Comune di Belluno, si sono confrontati su diversi argomenti. Il primo e più importante è stato il regolamento del Comitato dei sindaci del distretto di Belluno e la sua rappresentanza. La bozza del nuovo regolamento - necessario dopo che le due Usl della provincia si sono fuse in un ente unico - introduce una forma di rappresentanza snella che consentirà di far dialogare i due distretti senza dover convocare ogni volta tutti i Comuni della Usl. Per farlo, però, è necessario che prima il regolamento venga approvato.
«Decideremo presto una nuova convocazione», spiega Sisto Da Roit, sindaco di Agordo e vicepresidente della Conferenza dei sindaci, «ma bisogna riconoscere che c’è una difficoltà cronica nel raggiungimento del numero legale». Ieri l’obiettivo è sfumato per tre “teste”. Sono 19, infatti, i voti necessari per rendere valide le votazioni, meno della metà del totale. Non è necessario che sia presente il sindaco, che può delegare un assessore a fare le sue veci in assemblea. Ieri però i presenti, tra sindaci e assessori, erano solo 16. Ecco, in ordine alfabetico, i Comuni che hanno partecipato alla seduta: Agordo, Alleghe, Alpago, Belluno, Calalzo, Canale d’Agordo, Comelico Superiore, Limana, Longarone, Ponte nelle Alpi, Rivamonte Agordino, San Vito di Cadore, Selva di Cadore, Vigo di Cadore, Voltago Agordino e Zoppè di Cadore.
«Durante queste riunioni si prendono decisioni importanti per il sociale» continua Da Roit, «ci vorrebbero maggiore sensibilità e attenzione nei confronti dei cittadini». Soprattutto in un momento delicato come quello presente - che ha visto la sanità bellunese di fronte ad importanti cambiamenti, in primo luogo quello della riunificazione delle Usl - l’assenza della maggior parte dei sindaci pesa a chi invece ha fatto sacrifici per esserci, magari prendendosi un permesso dal lavoro. «Se ci teniamo a conservare i servizi che abbiamo, e se vogliamo che siano erogati in un certo modo» continua il vicepresidente, «è necessaria una maggiore partecipazione».
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