Elettrodotto in Valbelluna la battaglia è trasversale
Appello all’unità lanciato dai consiglieri uscenti, di tutti gli schieramenti «Tutti i Comuni della provincia sostengano il ricorso contro il progetto di Terna»
di Alessia Forzin
BELLUNO. Stavolta deve venire fuori la “razza Piave”. È un appello agli amministratori di tutta la provincia, quello lanciato dai consiglieri comunali di minoranza a Palazzo Rosso. L’obiettivo è impedire che tralicci alti 40 metri vengano piantati nel greto del fiume sacro alla Patria e che i cavi elettrici lambiscano le case di Andreane. E per raggiungerlo, mai come questa volta, il territorio deve «fare squadra, superando le appartenenze politiche», è stato detto ieri nella conferenza stampa convocata da Lorena Ghirardini e Simonetta Buttignon (gruppo Misto). Ma attorno al tavolo erano seduti anche Irma Visalli (Partito democratico), Celeste Balcon e Orso Grigio (Patto Belluno Dolomiti), Francesco Pingitore (civica Prade), un rappresentante del Movimento 5 stelle.
Tutti insieme per dimostrare che la battaglia per la difesa del territorio va oltre gli schieramenti e le appartenenze politiche. E per dire, una volta in più, che il progetto di Terna - approvato dalla commissione Via Vas nazionale venerdì, va rivisto interamente: «Ricorda molto da vicino l’addendum C, che il consiglio comunale bocciò», ha detto Lorena Ghirardini. Era il 7 maggio 2014. A votare contro l’addendum furono tutta la minoranza (tranne Zoleo, che non partecipò al voto), il Patto Belluno Dolomiti e quattro consiglieri di maggioranza: Ghirardini, Buttignon, Andrea Cervo e Biagio Giannone. «Quell’atto è stato l’inizio di una battaglia che non è finita», ha aggiunto la Buttignon. «Lanciamo un appello all’unità: chiedo a tutte le amministrazioni comunali di tutta la provincia che si facciano parte attiva nel ricorso che sarà promosso, con atti concreti e non solo con promesse di intenti».
In Riviera del Brenta, dove Terna ha progettato un altro intervento con tralicci e cavi aerei, tutti i sindaci si sono uniti, senza guardare al proprio colore politico. «Dimostriamo anche qui a Terna che ha a che fare con gente tenace», ha concluso il consigliere uscente. E non si guardi più alle colpe, a chi ha fatto cosa. «In questo caso hanno sbagliato tutti, anche noi lo abbiamo fatto quando abbiamo approvato la valutazione della fascia B (a mezza costa Nevegal, ndr)», ha detto la Ghirardini. «Grave sarebbe persistere una volta compreso che si sta commettendo uno sbaglio».
Non si tratta di non fare l’elettrodotto. «Le criticità a Ponte nelle Alpi vanno risolte, ma non si possono creare problemi in altri territori». Come a Belluno. «Questa soluzione è peggiorativa per Levego, rispetto al progetto A che era stato approvato con il protocollo d’intesa del 2009», ha detto Irma Visalli. «E non si dica più che interrare costa troppo. Si restituisca alla montagna quanto la montagna offre, da sempre, in termini energetici al Paese. Si veda l’interramento come una sorta di opera di compensazione».
Interramento che, oggi, trova d’accordo anche il sindaco Massaro, ma Celeste Balcon ha qualcosa da dirgli: «Oggi si fa paladino di questa soluzione, ma il 30 novembre 2012 (data dell’approvazione della valutazione del progetto mezza costa Nevegal, ndr) ha venduto il territorio. E chi ha portato quella delibera in consiglio poi ha portato anche l’addendum. L’ennesima presa in giro».
E mentre Pingitore auspica che della battaglia facciano parte anche i parlamentari bellunesi, Orso Grigio ricorda che i tralicci creerebbero problemi all’aeroporto: «C’è un progetto per la sua valorizzazione, i tralicci potrebbero comprometterlo», dice, ricordando di essere stato il primo a manifestare preoccupazione.
«Certo che va fatta una battaglia unita», chiude Sergio Marchese (M5S) raggiunto al telefono. «Noi siamo stati i primi a ritenere fondamentale, non preferibile come altri, l’interramento della linea elettrica».
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