Elettrodotto, il ricorso costa «Il futuro sindaco lo sostenga»
Servono circa 30 mila euro per opporsi al progetto di Terna. I comitati presentano un documento con richiesta di impegno ai candidati. «Siamo disposti a fare la nostra parte, niente tralicci sul Piave»
di Alessia Forzin
BELLUNO. L’avvocato c’è. Ora bisogna trovare i soldi. Tanti, perché per presentare il ricorso contro il progetto di razionalizzazione degli elettrodotti in Valbelluna servono circa 30 mila euro (considerando prima il Tar e poi il Consiglio di Stato). Per questo i Comitati civici della Valbelluna hanno preparato un documento, che presenteranno a tutti i candidati sindaco del capoluogo chiedendo loro di assumersi l’impegno, una volta eletti, «a intraprendere immediatamente il ricorso chiedendo la sospensiva di tale opera», si legge. Il primo a mettere la sua firma è stato il candidato del Movimento 5 stelle, Stefano Messinese.
Il tempo corre e i Comitati hanno fretta. «Ci sono già gli elicotteri che perlustrano il territorio», annunciano. I cittadini hanno anche individuato l’avvocato che si occuperà del ricorso: il vicentino Francesco Vettori. «È un professionista, esperto del settore e conosce già questo progetto, se n’è occupato per conto del Comune di Limana», ricorda Gianni Pastella, portavoce dei comitati. «Sarebbe assurdo contattare qualcun altro, che dovrebbe studiarsi daccapo tutta la documentazione».
Accanto a lui ci sono rappresentanti di Andreane, Ponte nelle Alpi, Limana, Levego, del Castionese. «Avevamo chiesto la revisione completa del progetto, perché se dopo nove anni siamo ancora qui a discutere di prescrizioni (numerose) significa che è nato male. Perché non rifarlo?».
L’interramento ad Andreane è imprescindibile: «I cavi andranno a lambire le case, passeranno sopra il Piave, si rischia di compromettere la funzionalità dell’aeroporto. È legittimo che vengano risolte le criticità presenti a Ponte nelle Alpi, ma non spostando il problema su altri territori. Ricordiamo che il potenziamento della stazione elettrica di Polpet avrà ripercussioni su tutte le linee che escono e transitano in provincia».
Da qui l’appello affinché tutto il territorio si unisca: «Anche quella Provincia che fino ad oggi non ha mai preso posizione», continua Pastella. Come è successo in Riviera del Brenta, dove tutti i sindaci hanno saputo superare il colore politico per unirsi nella battaglia contro Terna.
«Non appena uscita la notizia dell’approvazione del progetto da parte della commissione Via-Vas ci eravamo detti disposti ad attivare una colletta pubblica, ma le cifre per il ricorso sono impegnative. Siamo assolutamente disponibili a fare la nostra parte, ma chiediamo all’amministrazione del Comune capoluogo, una volta insediato il nuovo sindaco, di sostenerci».
A chiedere l’interramento sono in molti. Cittadini, tutti i Comuni coinvolti nel progetto, la Regione, con l’assessore Marcato e la commissione Ambiente. La Via regionale aveva messo come prescrizione di interrare i cavi ad Andreane: «La Via nazionale, che è in deroga perché scaduta da mesi, l’ha ignorata», conclude Pastella. «Ormai Terna interra dappertutto. In Alto Adige, nella zona del Passo Resia, ha perfino spostato una stazione elettrica (come avevamo suggerito noi per il Bellunese) mettendo sotto terra tutti i cavi. Non dica che in montagna non si può fare».
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