L’ambizione è poi legata al nome: «Obiettivo tre significa che vorremmo trovare tre persone che oggi non stanno facendo sport e che nel 2020 saranno con me e con Giorgio Farroni a Tokyo. Sarebbe bellissimo».
Con grande entusiasmo aggiunge: «Se ne trovassimo di più, faremo obiettivo quattro, cinque, sei. Aggiungo che non ero mai stato alla 24 Ore e devo dire che c’è un clima fantastico: la gara è piacevole e molto divertente. È la festa del ciclismo per chi è appassionato e in generale è una festa bellissima soprattutto per la città. Si tratta di un momento di aggregazione in cui lo sport è “la scusa” per scendere in piazza, fare due chiacchiere, fare il tifo per chi corre e anche per sentirsi incitato da chi sta a bordo del percorso e ti lancia un urlo che ti carica. Il percorso in sé è divertente e per nulla noioso, anzi: c’è un po’ di tutto, la salita, la discesa, le curve tecniche, il pavè. Proprio forte».
Di Obiettivo tre parla anche Paolo Bettini: «Io, Jury Chechi e gli altri sportivi siamo vicini ad Alex Zanardi per cercare di portare un contributo positivo al progetto. Alex è una grande persona con delle risorse umane incredibili che mette sempre a disposizione degli altri. Obiettivo tre mira ad aiutare altri atleti disabili per cavalcare un sogno che è quello di andare alle prossime Olimpiadi e noi che le abbiamo fatte sappiamo cosa significa partecipare e se possiamo anche solo con la presenza dare una mano lo faremo molto volentieri».
Dante Damin
©RIPRODUZIONE RISERVATA.
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