BELLUNO. La madre di tutte le battaglie. Perché tutti i fiumi e i torrenti sono da tutelare, ma ciò che rischia di succedere sul Piave, sotto al ponte della Vittoria, alle porte di Belluno, ha il sapore amaro del fondo del barile. Dove non c’è neanche più acqua. Solo ruggine.
La riunione è stata ospitata nella sala consiliare del Comune capoluogo. Ha fatto seguito un sopralluogo sul Piave. E, come già accaduto ieri a Limana, la ditta di Nova Ponente non si è presentata. Il progetto della Reggelbergbau prevede la realizzazione di un impianto, tra il ponte della Vittoria e il Bailey, costituito da gommoni gonfiabili. «Gli aspetti critici sono tantissimi», hanno evidenziato i presenti al tavolo. «La centralina andrebbe a compromettere tutta l’area alle porte del capoluogo e non solo».
Davanti a palazzo dei Rettori è stato montato un capannone per ospitare i manifestanti e momenti di confronto e informazione, poco più in là sono spuntate tante tende colorate, perché il presidio è durato tutta la notte. Con musica, la cena in compagnia, uno spettacolo degli artisti di Clorofilla. Le varie associazioni hanno discusso delle strategie da adottare nei prossimi mesi per fronteggiare l’emergenza: sono sempre 150 le richieste di concessione per costruire centraline che giacciono in attesa di risposta.
«Adesso basta centrali e basta incentivi», ha ricordato Lucia Ruffato, di Acqua bene comune. «La centralina di Belluno è il simbolo del punto cui siamo arrivati. Una ditta da fuori viene qui a proporre un progetto del genere. Non è tollerabile».
«È passato un anno dal sopralluogo di Limana (quello saltato, ndr) e la politica non ha fatto niente», ha aggiunto Lorenzo Bogo. «Accenderemo i riflettori su quello che sta succedendo alzando i toni della protesta, per dimostrare la contrarietà del territorio a quello che sta succedendo».
Ieri in piazza Duomo c’erano anche Augusto De Nato (wwf) e Gigi Casanova (Cipra). «C’è bisogno che la risorsa rimanente venga utilizzata per rinaturalizzare i corsi d’acqua e per investire sulla biodiversità», ha detto Casanova. «È il nostro dovere morale nei confronti delle nuove generazioni».
«L’acqua è un bene pubblico, va rispettata», ha concluso De Nato. «Ma la situazione invece che migliorare peggiora. È un dovere partecipare a iniziative come questa».
Articoli rimanenti
Accesso illimitato a tutti i contenuti del sito
3 mesi a 1€, poi 2.99€ al mese per 3 mesi
Sei già abbonato? Accedi
Sblocca l’accesso illimitato a tutti i contenuti del sito