Coltivare condividendo porta i semi antichi alla Fao
ROMA. C’è anche il gruppo feltrino Coltivare condividendo in questi giorni a Roma alla Fao – l’organizzazione delle Nazioni unite per l’alimentazione e l’agricoltura – a sancire la nuova attenzione...
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ROMA. C’è anche il gruppo feltrino Coltivare condividendo in questi giorni a Roma alla Fao – l’organizzazione delle Nazioni unite per l’alimentazione e l’agricoltura – a sancire la nuova attenzione per i semi antichi, riproducibili e non manipolati in laboratorio nell’ambito del progetto comunitario “biodiversity food” che prevede alcuni convegni.
«Per noi, che da un decennio ci stiamo impegnando su queste tematiche è sicuramente significativo essere stati invitati a portare le nostre esperienze», sottolineano i portavoce del gruppo. Una delegazione di Coltivare condividendo ha raggiunto la capitale «per spiegare come, in questi anni, siamo riusciti a costruire attorno alla biodiversità una vera e propria comunità, dedita ai semi, al coltivare sostenibile e al mangiare sano. Non è un’emozione da poco raccontare la propria storia e visione dagli scranni della Fao» sottolineano, «ma condividere e confrontarsi con altre realtà giunte da tanti paesi europei e non solo è un qualcosa che dà sicuramente tanta energia e forza».
Il progetto al quale il gruppo tiene di più è quello che ha l’ambizione di costruire una filiera delle varietà antiche e riproducibili: «Noi e altre realtà di “salvatori di sementi” ci occuperemo del recupero delle varietà locali, della sperimentazione in campo per verificarne la riproducibilità, la storia, l’adattabilità al territorio» spiegano i rappresentanti di Coltivare condividendo. «Se tali semi sono ritenuti idonei, proseguiremo con il loro miglioramento genetico in campo, grazie alla selezione partecipativa, al fine di affidare ai coltivatori un seme sano e produttivo. Collaboreranno tecnici, esperti e genetisti, in primis Salvatore Ceccarelli, ritenuto il miglior genetista “in campo” a livello mondiale. I semi così selezionati verranno affidati ad agricoltori che si impegnano a coltivarli senza usare la chimica di sintesi, in maniera biologica e favorendo la biodiversità».
I prodotti verranno poi affidati a cuochi (alcuni dei quali stellati) che oltre a proporli nei loro locali si impegnano a sperimentare nuove proposte culinarie per varietà dal sapore antico. «La filiera è aperta a tutti coloro che condividono questa sensibilità, in ogni sua fase» aggiungono i portavoce del gruppo. «Abbiamo in selezione e coltivazione diverse centinaia di varietà, dai classici fagioli bellunesi al mais, cereali, pomodori, orticole varie e anche fiori commestibili. Crediamo molto in questo progetto». (sco)
«Per noi, che da un decennio ci stiamo impegnando su queste tematiche è sicuramente significativo essere stati invitati a portare le nostre esperienze», sottolineano i portavoce del gruppo. Una delegazione di Coltivare condividendo ha raggiunto la capitale «per spiegare come, in questi anni, siamo riusciti a costruire attorno alla biodiversità una vera e propria comunità, dedita ai semi, al coltivare sostenibile e al mangiare sano. Non è un’emozione da poco raccontare la propria storia e visione dagli scranni della Fao» sottolineano, «ma condividere e confrontarsi con altre realtà giunte da tanti paesi europei e non solo è un qualcosa che dà sicuramente tanta energia e forza».
Il progetto al quale il gruppo tiene di più è quello che ha l’ambizione di costruire una filiera delle varietà antiche e riproducibili: «Noi e altre realtà di “salvatori di sementi” ci occuperemo del recupero delle varietà locali, della sperimentazione in campo per verificarne la riproducibilità, la storia, l’adattabilità al territorio» spiegano i rappresentanti di Coltivare condividendo. «Se tali semi sono ritenuti idonei, proseguiremo con il loro miglioramento genetico in campo, grazie alla selezione partecipativa, al fine di affidare ai coltivatori un seme sano e produttivo. Collaboreranno tecnici, esperti e genetisti, in primis Salvatore Ceccarelli, ritenuto il miglior genetista “in campo” a livello mondiale. I semi così selezionati verranno affidati ad agricoltori che si impegnano a coltivarli senza usare la chimica di sintesi, in maniera biologica e favorendo la biodiversità».
I prodotti verranno poi affidati a cuochi (alcuni dei quali stellati) che oltre a proporli nei loro locali si impegnano a sperimentare nuove proposte culinarie per varietà dal sapore antico. «La filiera è aperta a tutti coloro che condividono questa sensibilità, in ogni sua fase» aggiungono i portavoce del gruppo. «Abbiamo in selezione e coltivazione diverse centinaia di varietà, dai classici fagioli bellunesi al mais, cereali, pomodori, orticole varie e anche fiori commestibili. Crediamo molto in questo progetto». (sco)
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