Scuole a pezzi e bus troppo pieni
Ieri la manifestazione degli studenti: «Va migliorata l’alternanza scuola-lavoro»
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BELLUNO. Le scuole cadono a pezzi, le corriere per raggiungerle scoppiano. E l’alternanza scuola-lavoro si trasforma troppo spesso «in un modo per metterti a fare fotocopie». Ieri mattina un gruppetto di studenti delle scuole superiori della provincia è sceso in piazza per manifestare. Una quarantina i partecipanti, che sono partiti dal piazzale della stazione per concludere l’iniziativa in piazza dei Martiri. «Siamo qui per una scuola migliore», annunciava lo striscione.
Innanzitutto il tema dei trasporti. Da un lato gli studenti contestano i costi degli abbonamenti, dall’altro le condizioni di viaggio: «Investiscuola ci permette solo di andare da casa a scuola», spiega Piera Di Palma, coordinatrice della Rete degli Studenti medi di Belluno. La proposta è di utilizzare il modello Campania: «Lì si paga una tariffa annuale, cinquanta, settanta euro, e ci si può muovere in tutta la provincia di riferimento con i mezzi pubblici». Ma a preoccupare sono anche le condizioni di viaggio: «Siamo troppi nelle corriere», prosegue la Di Palma. «L’anno scorso è anche esploso un finestrino all’interno di un pullman per la calca. E ci sono molti studenti che non riescono a salire sui mezzi». Un problema che investe anche le navette di collegamento fra la stazione e gli istituti Renier e Calvi: «Molti ragazzi pur pagando l’integrazione sono costretti a farsela a piedi, perché sugli autobus non riescono a entrare». I ragazzi chiedono mezzi aggiuntivi a Dolomitibus, e la richiesta viene rinnovata da tempo (l’anno scorso erano intervenute anche alcune mamme per segnalare il disagio).
Gli studenti chiedono inoltre al governo di trovare le risorse per sistemare le scuole, «che cadono a pezzi. Ad uno studente dell’Agrario è caduta addosso una finestra l’anno scorso e al Dal Piaz alla prima scossa di terremoto chissà cosa succederebbe. Siamo stufi di avere paura di andare a scuola», aggiunge Piera Di Palma.
Infine l’alternanza scuola-lavoro. Un obbligo, per gli studenti, che lamentano di non riuscire sempre ad imparare qualcosa: «Alcuni di noi sono più fortunati e finiscono in aziende dove apprendono il lavoro, altri vengono messi a fare fotocopie o mero lavoro di archivio», denunciano gli studenti. Che chiedono una migliore organizzazione dell’alternanza e una mediazione della Regione: «L’alternanza diventi una forma di didattica alternativa, non lavoro gratuito per le imprese», concludono. (a.f.)
Innanzitutto il tema dei trasporti. Da un lato gli studenti contestano i costi degli abbonamenti, dall’altro le condizioni di viaggio: «Investiscuola ci permette solo di andare da casa a scuola», spiega Piera Di Palma, coordinatrice della Rete degli Studenti medi di Belluno. La proposta è di utilizzare il modello Campania: «Lì si paga una tariffa annuale, cinquanta, settanta euro, e ci si può muovere in tutta la provincia di riferimento con i mezzi pubblici». Ma a preoccupare sono anche le condizioni di viaggio: «Siamo troppi nelle corriere», prosegue la Di Palma. «L’anno scorso è anche esploso un finestrino all’interno di un pullman per la calca. E ci sono molti studenti che non riescono a salire sui mezzi». Un problema che investe anche le navette di collegamento fra la stazione e gli istituti Renier e Calvi: «Molti ragazzi pur pagando l’integrazione sono costretti a farsela a piedi, perché sugli autobus non riescono a entrare». I ragazzi chiedono mezzi aggiuntivi a Dolomitibus, e la richiesta viene rinnovata da tempo (l’anno scorso erano intervenute anche alcune mamme per segnalare il disagio).
Gli studenti chiedono inoltre al governo di trovare le risorse per sistemare le scuole, «che cadono a pezzi. Ad uno studente dell’Agrario è caduta addosso una finestra l’anno scorso e al Dal Piaz alla prima scossa di terremoto chissà cosa succederebbe. Siamo stufi di avere paura di andare a scuola», aggiunge Piera Di Palma.
Infine l’alternanza scuola-lavoro. Un obbligo, per gli studenti, che lamentano di non riuscire sempre ad imparare qualcosa: «Alcuni di noi sono più fortunati e finiscono in aziende dove apprendono il lavoro, altri vengono messi a fare fotocopie o mero lavoro di archivio», denunciano gli studenti. Che chiedono una migliore organizzazione dell’alternanza e una mediazione della Regione: «L’alternanza diventi una forma di didattica alternativa, non lavoro gratuito per le imprese», concludono. (a.f.)
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