«Una settimana di tempo non si dà neanche alla colf»
Lo stupore di Ciambetti. Gidoni: «Non ce la facciamo in così poco tempo» D’Incà: «La pazienza è finita». De Menech: «Forzature che espongono a ricorsi»
di Irene Aliprandi
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BELLUNO. «Una settimana di tempo per fare una cosa non si dà neanche alla colf». È stupito e anche un po’ stizzito, Roberto Ciambetti. Il presidente del Consiglio regionale, infatti, è chiamato ad una corsa contro il tempo che difficilmente si potrà fare. «Voglio vedere la lettera che mi arriverà dalla Camera prima di commentare, ma vista così..». Ciambetti non chiude del tutto, ma il consigliere regionale della Lega Nord, Franco Gidoni esclude che ci sia il tempo per un parere: «Questa settimana stiamo già discutendo di altro e martedì a Venezia è la Madonna della Salute ed è tutto chiuso. Se si considera che prima bisogna passare in Commissione, io credo proprio che sia impossibile rispondere in una settimana».
Nel 2008 Gidoni, che allora era deputato, presentò la prima proposta di legge sul passaggio di Sappada al Friuli, ma oggi legge la storia diversamente: «In questi anni sono cambiate molte cose importanti e vedo il rischio che i prossimi ad andarsene, e molto rapidamente, siano Cortina, Livinallongo e Colle Santa Lucia. Sappada», prosegue Gidoni, «pone oggettivamente un problema di prospettiva. Tra l’altro si è celebrato il referendum per l’autonomia del Veneto, è in corso una trattativa con lo Stato e forse ha ragione chi dice che bisognerebbe rivotare a Sappada. Questa vicenda dà una lezione alla politica: le risposte migliori devono essere tempestive». Infine Gidoni, che definisce pilatesca e bizzarra la posizione della Camera, pone un interrogativo procedurale: «Se hanno bisogno del nostro parere devono darci tempo, se non ne hanno bisogno perché rinviare di una settimana?».
Sullo sfondo ci sono le parole, politicamente pesantissime, del presidente della Regione Veneto Luca Zaia, che nei giorni scorsi ha detto: «Se fossi un deputato voterei no al passaggio di Sappada in Friuli».
Nel frattempo, a Roma, la politica si sta dilaniando: «Un’altra settimana, ma il tempo e la pazienza sono finiti: su Sappada non si può più rinviare», dice il deputato del Movimento 5 Stelle Federico D’Incà. «La Lega romana e friulana sono per il sì, mentre quella veneta è per il no. Vi è un forte scontro nella Lega. Ribadisco la necessità di creare un fondo per i Comuni che confinano con il Friuli in modo da fermare l’emorragia ed è indispensabile farlo subito, altrimenti se ne andranno in tanti».
«Credo che stiamo costruendo un castello di precedenti», mette in luce il deputato Pd Roger De Menech, «che in futuro avranno effetti pesanti. Secondo la Commissione, Sappada non ha bisogno di una legge Costituzionale che invece serve a Lamon, e il parere della Regione non è vincolante. Quindi domani possiamo votare anche per Cinto Caomaggiore che ha avuto parere negativo dal Friuli. Qui si continua a forzare senza capire che tutto ciò espone la legge a ricorsi alla Corte Costituzionale. Politicamente c’è una forte fibrillazione e oggi si è certificata la spaccatura nella Lega Nord: il capogruppo Fedriga è diventato il più acerrimo nemico della Lega del Veneto».
Nel 2008 Gidoni, che allora era deputato, presentò la prima proposta di legge sul passaggio di Sappada al Friuli, ma oggi legge la storia diversamente: «In questi anni sono cambiate molte cose importanti e vedo il rischio che i prossimi ad andarsene, e molto rapidamente, siano Cortina, Livinallongo e Colle Santa Lucia. Sappada», prosegue Gidoni, «pone oggettivamente un problema di prospettiva. Tra l’altro si è celebrato il referendum per l’autonomia del Veneto, è in corso una trattativa con lo Stato e forse ha ragione chi dice che bisognerebbe rivotare a Sappada. Questa vicenda dà una lezione alla politica: le risposte migliori devono essere tempestive». Infine Gidoni, che definisce pilatesca e bizzarra la posizione della Camera, pone un interrogativo procedurale: «Se hanno bisogno del nostro parere devono darci tempo, se non ne hanno bisogno perché rinviare di una settimana?».
Sullo sfondo ci sono le parole, politicamente pesantissime, del presidente della Regione Veneto Luca Zaia, che nei giorni scorsi ha detto: «Se fossi un deputato voterei no al passaggio di Sappada in Friuli».
Nel frattempo, a Roma, la politica si sta dilaniando: «Un’altra settimana, ma il tempo e la pazienza sono finiti: su Sappada non si può più rinviare», dice il deputato del Movimento 5 Stelle Federico D’Incà. «La Lega romana e friulana sono per il sì, mentre quella veneta è per il no. Vi è un forte scontro nella Lega. Ribadisco la necessità di creare un fondo per i Comuni che confinano con il Friuli in modo da fermare l’emorragia ed è indispensabile farlo subito, altrimenti se ne andranno in tanti».
«Credo che stiamo costruendo un castello di precedenti», mette in luce il deputato Pd Roger De Menech, «che in futuro avranno effetti pesanti. Secondo la Commissione, Sappada non ha bisogno di una legge Costituzionale che invece serve a Lamon, e il parere della Regione non è vincolante. Quindi domani possiamo votare anche per Cinto Caomaggiore che ha avuto parere negativo dal Friuli. Qui si continua a forzare senza capire che tutto ciò espone la legge a ricorsi alla Corte Costituzionale. Politicamente c’è una forte fibrillazione e oggi si è certificata la spaccatura nella Lega Nord: il capogruppo Fedriga è diventato il più acerrimo nemico della Lega del Veneto».
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