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«La partita è ancora tutta da giocare, niente è certo»

L’assessore regionale De Berti spiega come stanno le cose. «Entro il 6 dicembre ci serve il 71% delle quote, ma le società autostradali sono ancora in stand by»

di Paola Dall’Anese
3 minuti di lettura
BELLUNO. Vicenda Veneto Strade conclusa? Per nulla, la partita è ancora aperta, anche se alcune Province, durante la riunione dell’Upi di mercoledì hanno deciso di lasciare la società e vendere le loro quote. A confermare che nulla è concluso e che il progetto con Anas è ancora in forse è l’assessore regionale ai Trasporti, Elisa De Berti. Ma i tempi per poter dare seguito al piano per fare entrare Anas, sono più che stretti.

Assessore, Verona e Vicenza hanno deciso di uscire da Veneto Strade: quindi via libera al progetto con Anas?

«Per nulla. Anche perché ad oggi abbiamo la promessa orale che usciranno. Ma per poter dare seguito all’operazione con l’ente nazionale stradale è necessario che la Regione abbia almeno il 51% delle quote, anzi il 71% sarebbe meglio per avere dei poteri straordinari e avere più peso con Anas in sede di contrattazione».

Ma allora non c’è certezza sull’operazione?

«Ancora no. L’unica certezza ad oggi è che la Regione ha il 30% delle quote e con questo non può andare al tavolo con Anas. Visto che le Province detengono il 50% di Veneto Strade (7,14% ciascuna) se Verona, Vicenza e Rovigo cedono le loro quote (e tutte hanno già pubblicato il bando per la gestione delle strade), la Regione avrà il 51% di possesso delle quote. Potrebbe bastare, ma vogliamo avere il 71%».

E cosa serve per raggiungere questa percentuale?

«Le quattro società autostradali presenti in Veneto Strade che detengono il 20% complessivo si sono riservate di aprire la trattativa dopo aver visto la controperizia dell’Upi, ma siccome l’Unione delle Province non vuole consegnare ufficialmente questo studio agli altri soci, credo che la loro uscita non sarà immediata. Se però vendessero, la Regione arriverebbe a possedere il 71% delle quote».

E la Regione come si sta muovendo per sbloccare questa situazione e portare a casa l’operazione con Anas?

«Abbiamo inviato una lettera a ciascuna società autostradale per fissare quattro appuntamenti e spiegare la situazione precisando anche che l’Upi non metterà a disposizione la nuova perizia. Bisognerà, quindi, vedere se le autostrade cederanno le quote».

Ma la cessione delle quote sia delle Province che delle autostrade, in base a quale perizia saranno vendute?

«Penso che le Province non considereranno la controperizia commissionata da loro, basandosi invece su quella eseguita da Praxi a settembre».

Quindi se Verona, Vicenza, Rovigo e le autostrade cedono, allora il piano con Anas si farà?

«Sì, l’operazione si potrebbe fare anche se da settembre il tavolo con Anas è fermo perché si attendeva la controperizia dell’Upi».

Qualcuno ha anche messo in dubbio che ci sia realmente qualche accordo con Anas.

«Trovo offensive queste insinuazioni e a chi dice che il progetto è fasullo rispondo col silenzio perché non merita alcuna replica».

Qual è la quota di partecipazione che vuole Anas per entrare in Veneto Strade?

«Anas ha chiesto il 51%. Ma questa è una proposta fatta ancora all’inizio di settembre. Noi attendavamo l’assemblea di Veneto Strade, e la settimana successiva di vedere i soci pronti a vendere. Ma questa riunione non c’è mai stata e quindi il tavolo si è bloccato. Se vogliamo che l’operazione vada in porto è necessario riattivare il tavolo. A me interessa risolvere il problema soprattutto per Belluno e anche per Veneto Strade perché entrambe hanno bisogno di risorse strutturali».

Se non passa l’operazione, la provincia di Belluno dovrà trovare 15 milioni di euro per la manutenzione stradale del 2018 e la Regione ne dovrà mettere 30 di milioni. È così?

«Sì, purtroppo ci troveremo nelle stesse situazioni dello scorso anno, con l’aggravante che le altre Province hanno dimostrato di non avere particolarmente a cuore il destino del Bellunese perché, non cedendo le quote, mettono tutto in forse. Le Province hanno dimostrato di non voler rompere il fronte dell’Upi, ma forse non sono consapevoli che ne va di mezzo Belluno. Perché per quanto riguarda la Regione i soldi li troviamo per Veneto Strade, mentre non so se potrà farlo Belluno. Io più che scrivere lettere a destra e a manca non posso fare altro. Ma se il presidente della Provincia di Belluno su questo punto è tranquillo, lo sono a maggior ragione io stessa».

Quali sono le scadenze per garantire l’operazione con Anas? E soprattutto di cosa ha bisogno la Regione per poterla realizzare?

«Il termine ultimo è il 6 dicembre quando è prevista la Conferenza Stato-Regioni nel quale ci sarà chiesto se siamo pronti per la riclassificazione delle strade e quindi proseguire sul nostro piano come sta facendo anche la Lombardia. Per cui il 6 dicembre devo avere in mano l’impegno vincolante delle Province di Verona, Vicenza e Rovigo e delle Autostrade alla vendita delle loro quote, così da avere assicurato il 71% di proprietà di Veneto Strade, unitamente al protocollo di intesa con Anas per dare attuazione al piano. Se manca uno solo di questi due elementi, io non potrò chiedere la riclassificazione e quindi per il 2018 sia la Regione che Belluno dovranno metterci l’uno 30 milioni di euro e l’altro 15. E continueranno i problemi per recuperare i soldi perché la convenzione di Belluno con la società scade nel 2025 e la nostra nel 2032».

Ma potranno stare dentro alla nuova società le Province senza convenzione?

«Ho dei seri dubbi sul fatto che Padova, Treviso e Venezia stiano dentro pur non detenendo neanche un km di strade. Credo che la Corte dei conti dovrebbe esprimersi in merito».

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