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De Bon: «I lupi non attaccano, potrebbero essere cani»

Il consigliere provinciale guarda alla sicurezza: «Faremo delle verifiche, ma serve un piano»

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BELLUNO. «Personalmente penso che si sia trattato di una coppia di cani. Ma la sicurezza delle persone viene prima di tutto quindi bisogna fare delle verifiche e, in caso, dotarsi di un piano ministeriale per gestire questa realtà anche con provvedimenti contingenti e indifferibili». A parlare per commentare quanto avvenuto all’ex poliziotto Mirco Vedana, che ha raccontato di essere stato inseguito da due lupi in Valmorel, è Franco De Bon, una lunga esperienza nella Polizia provinciale a cui si aggiunge oggi la delega come consigliere provinciale a Caccia e pesca.

«Prima di tutto bisogna fare una premessa» spiega, «e cioè ricordare che da 150 anni in Italia non ci sono attacchi da parte di lupi, neppure in zone dove non si è mai estinto come Calabria o Abruzzo. È un dato scientifico. Certo, il lupo è potenzialmente in grado di aggredire e la zona della segnalazione, la Valmorel, è compatibile con le segnalazioni che abbiamo avuto in Nevegal e con le predazioni rilevate a Mel. Basti pensare che un lupo dotato di radiocollare è transitato da Lubiana all’Austria arrivando infine nel Bellunese. Detto questo, però, stento a credere che un animale in libertà cerchi di aggredire le persone».

«La natura dell’animale selvatico» spiega De Bon, «è di non disperdere energie. Non perde tempo a correre dietro alle persone. Potrebbe piuttosto trattarsi di una coppia di cani, ricordo che ne trovammo di inselvatichiti anche in Cansiglio. E anche per un esperto sarebbe difficile distinguere un cane da un lupo se non attraverso reperti genetici: fanno tutti parte della stessa famiglia e in certi casi, come nel cane lupo cecoslovacco, la somiglianza è notevole».

Ciò nonostante l’attenzione è alta: «stiamo facendo corsi specifici per la polizia provinciale» continua il consigliere delegato, «e organizzando incontri sul territorio con gli esperti. Tutti dicono che l’attacco da parte del lupo è difficilissimo ma non lo possiamo escludere al 100%. Per questo ci vorrebbe un piano, da parte del ministero dell’Ambiente, che consenta di prendere provvedimenti contingenti e indifferibili in caso di pericolo. Penso, ad esempio, al caso dell’orso in Trentino. Ripeto, non siamo in questa situazione ma la sicurezza delle persone è al primo posto. In questo modo si potrebbero anche tranquillizzare abitanti e turisti. La prima cosa da fare però quando succedono casi come questi è chiamare la polizia provinciale: è preparata per verificare se si tratti davvero di un lupo».

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