Lupo in azione anche a Valdart: un’altra asina finisce sbranata
Il proprietario dell’allevamento, il padovano Natalino Nicoletto è preoccupato. «Creeremo un gruppo whatsapp e chiederemo un incontro all’assessore Pan»
Martina Reolon
belluno
«Purtroppo non c’è la consapevolezza del fatto che i danni non stanno solo in un asino o una pecora morti. Le conseguenze negative sono molte di più: vogliamo forse che le persone che si occupano della cura del territorio decidano di abbandonarlo?».
Secondo Natalino Nicoletto, allevatore padovano di Saonara che lavora anche a Belluno, il ritorno del lupo in provincia è stato finora preso “sotto gamba”.
Nicoletto ha una trentina di asini in Valdart, una delle frazioni più periferiche e montane del capoluogo. Di uno dei suoi animali è rimasta soltanto la carcassa.
«Il lupo, o sarebbe meglio dire i lupi, sono entrati in azione nella notte tra lunedì e martedì», racconta, «probabilmente gli stessi che, tra domenica e lunedì, hanno attaccato in località Le Ronce».
«Salirò a Belluno nei prossimi giorni, abito a Padova e i miei asini sono custoditi dalla famiglia Casagrande, che non ha sentito alcun rumore nella notte in cui i predatori hanno sbranato l’asino», dice ancora. «La brutta scoperta è stata fatta di mattina. Gli animali sono tenuti nel recinto elettrificato, ma questa misura non basta: il lupo è saltato dentro e ha attaccato».
Nicoletto si chiede come mai gli animalisti non si mobilitino a favore degli animali uccisi dai lupi. «Del mio asino non è rimasto quasi nulla», dice, «e posso solo immaginare che morte atroce abbia fatto». L’allevatore non pensa però solo ai danni causati dalla perdita di animali. «Le conseguenze saranno molto più gravi se non si interviene prima», sbotta. «Agricoltori e allevatori fanno già enormi sforzi per portare avanti la propria attività, che è fondamentale per garantire cura e pulizia del territorio. Ora si è aggiunto anche il lupo e, se non vengono presi provvedimenti seri ed efficaci, gli operatori del settore primario saranno costretti a chiudere. Il futuro è fatto di malghe in abbandono, ma sembra proprio che tanti non se ne rendano conto».
«Purtroppo in troppi si dimenticano che mantenere il presidio delle stalle in montagna significa garantire un sistema economico che ha radici storiche lontane ed è fondato sul mantenimento dell’asse pascolo-foraggere-ruminanti», insiste. «Un lavoro che però rischia di sparire».
Nicoletto sta prendendo contatti con altri allevatori e con il gruppo di azione locale Belluno Alpina per creare una rete solidale e fare massa critica. «Subito andremo a creare un gruppo whatsapp e poi intendiamo interpellare l’assessore regionale ad agricoltura, caccia e pesca, Giuseppe Pan, per chiedergli un incontro», sottolinea. «Qualcosa bisogna fare, andare avanti così non è possibile. Sarà ancora peggio con l’arrivo dell’autunno e dell’inverno, quando i lupi avranno più difficoltà a trovare cibo e si avvicineranno ancor di più agli allevamenti dell’uomo».
L’allevatore parla anche delle ricadute sul turismo: «Io lavoro a Belluno da vent’anni e quest’estate è la prima volta che non vedo il calpestio sull’erba che indica il passaggio di persone lungo i sentieri», conclude. «La gente han paura di incontrare il lupo e rinuncia a uscite e passeggiate». —
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