Livinallongo, gli schianti hanno creato 19 nuovi siti valanghivi: duecento case a rischio
In paese si lavora al piano in caso di forti precipitazioni. La situazione viene monitorata da Arpav con Cnsas e Forestali
Lorenzo Soratroi
Diciannove nuovi siti valanghivi creati dagli schianti del 29 ottobre scorso. Quasi 200 case a rischio in caso di forti nevicate. Questi i numeri che da lunedì sera hanno tolto il sonno a molti abitanti della vallata fodoma dopo la riunione voluta dal Comune con Arpav e Genio Civile per informare la popolazione sul rischio slavine a seguito della devastazione dei boschi. Liviné e Andraz le aree più critiche. Ma sindaco e tecnici frenano gli allarmismi.
«Situazione che si potrebbe verificare solo in caso di fenomeni paragonabili a quelli del 2009 e del 2014», ha chiarito il sindaco Leandro Grones. «Ma dobbiamo essere pronti per le possibili emergenze. Tecnici del Cnsas e dei Carabinieri Forestali monitoreranno lo strato nevoso che si accumulerà sopra le piante schiantate».
Per gli abitanti di Liviné, Andraz, ma anche Salesei e Colaz e per i proprietari dell’albergo Cesa Padon a Pieve, nei prossimi inverni, si aggiungerà una preoccupazione in più. Quella di vedersi costretti ad evacuare le proprie case in caso di forti nevicate. Le frazioni infatti si trovano sotto a vaste aree boschive completamente devastate da Vaia e che ora, mancando la protezione naturale degli alberi, sono diventate a rischio valanghe. Sul territorio fodom Arpav, con la collaborazione di studi tecnici specializzati, in questi mesi ne ha censiti e perimetrati ben 19. Nuove zone di pericolo, che si sommano a quelle “storiche” già conosciute.
D’altra parte Livinallongo è “nomen omen”. Non è un caso che i latini l’avessero chiamata “livinallis longhi” ovvero “la valle dalle lunghe slavine”. Naturalmente sono state considerate principalmente quelle che potrebbero mettere a rischio abitazioni o tratti della viabilità.
E sono Bosch da Ruac – Pausse, Lasta – Sief, Liviné, sotto Liviné, Davedino A e B, l’albergo Villa Padon a Pieve, strada di Palla – Agai, Brenta, Foppa, Sottinghiazza, strada Davedino, Colaz, strada Cherz, Francia, Andraz, sopra Agai, Salesei, strada Fondovalle.
Studi e valutazioni fatte grazie anche all’ausilio di un modello matematico sviluppato dal centro valanghe di Davos, in Svizzera, con il quale l’omonimo di Arabba collabora da tempo. «Anche da loro c’erano stati schianti e in quelle aree hanno studiato gli effetti della neve», ha raccontato il direttore di Arpav, Alberto Luchetta. «Ma non avevano vai visto un fenomeno come quello avvenuto qui da noi».
Come valutare quindi il momento in cui si verificheranno le situazioni di potenziale pericolo ? «In così poco tempo», ha spiegato Anselmo Cagnati di Arpav, «non era ovviamente possibile mettere in sicurezza con paravalanghe tutte le zone. Qindi non si può far altro che prevedere dei piani di emergenza che gli enti, Comune in primis, dovranno adottare in caso di forti nevicate. Abbiamo adottato un sistema di allerta semplificato, che considera solo due parametri. La neve al suolo e le precipitazioni. Saranno tecnici del Cnsas a dei Carabinieri Forestali a monitorare lo strato del manto nevoso accumulato. Il primo grado di attenzione scatta quando il 50% delle piante sarà sommerso dalla neve».
Sono cinque i gradi di allerta, con i conseguenti provvedimenti, individuati. Al primo sono in pericolo 123 abitazioni, al secondo 142, al terzo 159, al quarto 162, fino ad arrivare al quinto dove si potrebbero dover evacuare ben 191 fabbricati. «Stiamo lavorando per censire le persone da evacuare e quanti potrebbero trovare alloggio da parenti», ha concluso il sindaco Grones. «Nelle prossime settimane invieremo alle famiglie dei moduli informativi. Intanto, grazie al contributo dell’associazione “Buoni seminatori di Padova” abbiamo acquistato 40 ricetrasmittenti ed installeremo un ponte radio a Sief. È previsto inoltre di attivare una sede decentrata del Coc ad Arabba per monitorare la situazione nel centro turistico». —
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