Protesta una famiglia di Agordo: «Sfollati da fine ottobre ma nessuno ci aiuta»
I Dorigo abitavano all’ultimo piano di un edificio scoperchiato e l’appartamento ha subito i danni più consistenti
Gianni Santomaso
AGORDO
«I miei genitori sono sfollati da fine ottobre: dal sindaco nemmeno un interessamento, dalla Regione nemmeno un centesimo».. È uno sfogo quello di Catia Dorigo. Non di rabbia, ma di amarezza sì. La casa in cui da 50 anni abitavano i suoi genitori è una delle due abitazioni del comune di Agordo che sono state scoperchiate dal vento del 29 ottobre scorso.
In via 21 ottobre, lungo la salita che porta verso l’ospedale, i vari proprietari dello stabile stanno ultimando le discussioni in vista della progettazione del nuovo tetto. Per i Dorigo, tuttavia, ci sarà da ricostruire l’interno dell’intero appartamento: abitavano all’ultimo piano e hanno subito i danni peggiori. Con quali soldi verranno sistemati non si sa dal momento che, ad oggi, dalla Regione non è arrivato niente. Nemmeno il pellet distribuito dall’assessore Bottacin.
Quello che, però, fa più male ai Dorigo è la mancanza di attenzione da parte del Comune. «Quelli del primo piano non hanno avuto problemi – racconta Catia Dorigo – un’altra famiglia è rientrata e un’altra ancora si è momentaneamente trasferita. Mio papà, 81 anni, e mia mamma, 77, vivono da fine ottobre in una taverna con bagno da mia sorella, perché la loro casa è completamente inagibile».
«Hanno avuto un crollo psicologico – continua Catia – perché non è facile dover lasciare la propria casa, soprattutto a una certa età. Ma quello che li ha fatti restare più male è che in questi mesi dal Comune nessuno si è fatto vivo».
Catia sostiene che l’assenza dell’amministrazione è stata toccata con mano sin dai primi giorni. «Dopo l’alluvione – racconta – siamo andati al Com e Franco Magrin ci ha detto di rivolgerci al Comune per avere il materiale necessario affinché i vigili del fuoco potessero realizzare una copertura provvisoria. Siamo stati cinque volte al Coc del municipio dove ci hanno detto che il materiale non lo avevano e non l’avrebbero acquistato. Per questo gli inquilini hanno provveduto a incaricare un’impresa che ha realizzato il tetto. Lavoro fatturato e pagato 7-8 mila euro».
A pesare, però, è soprattutto la manza di sostegno morale. «Fatta eccezione per la vigilessa – spiega Catia Dorigo – che è venuta per verificare le condizioni dell’appartamento ai fini dell’ordinanza di sgombero, nessuno dell’amministrazione comunale ha visitato la casa dei miei. Il sindaco Sisto Da Roit mi ha detto che lui nelle case dei civili non sarebbe entrato. E in questi mesi né lui, né alcun membro della giunta e del consiglio è passato a vedere come stavano i miei genitori. So che a Belluno il sindaco Massaro ha fatto visita a tutti quelli lungo il Piave, qui ad Agordo di case scoperchiate ce ne sono solo due. Credo che ai miei genitori sarebbe bastato un gesto di attenzione. Niente di più».
Diversa la questione economica. Al momento le domande di risarcimento danni non hanno avuto risposta. «Avevamo fatto le richieste subito – dice Catia – sia per i fondi statali che regionali. Avevamo inoltrato anche quella alla Regione per le esigenze immediate fino a 5 mila euro. Ma alla faccia dell’immediato non è arrivato ancora niente. E il timore è che niente arrivi se i fondi verranno ripartiti come il pellet: tre bancali a Falcade dove non ci sono stati grossi danni, due a Rocca e zero ad Agordo». —
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