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Il lupo, se lo conosci non lo temi Dati e caratteristiche dei predatori

Gli esperti spiegano il fenomeno del ritorno sulle Alpi e assicurano: in 150 anni mai un assalto all’uomo in Europa

Irene Aliprandi
3 minuti di lettura



In 150 anni, in tutta Europa, non si è mai registrato un caso di aggressione a un uomo da parte di un lupo. Lupi, orsi e linci, i tre grandi mammiferi predatori presenti in Europa, sono potenzialmente pericolosi, ma le statistiche indicano chiaramente che non sono aggressivi e anzi rifuggono l’uomo, che pure li teme più di altre specie assai più dannose: dalle zanzare, che provocano circa un milione di morti all’anno; alle mucche che nel solo arco alpino aggrediscono una media di 110 persone ogni anno provocando 6 morti.

Numeri incontestabili che riportano il fenomeno dei grandi predatori nella dimensione della realtà, la più faticosa da spiegare in un periodo storico che vede il loro ritorno dopo decenni, a volte un centinaio di anni di assenza. Comunicare correttamente questo fenomeno, da un punto di vista scientifico, era lo scopo del corso di aggiornamento per giornalisti, organizzato ieri da Assostampa Belluno, in collaborazione con l’ente Provincia, alla presenza di tre esperti: Christian Losso (polizia provinciale), Sonia Calderola (progetto Wolf Alps) e Paolo Molinari (ricercatore).

Il lupo

Nel bellunese la problematica maggiore è rappresentata dal lupo, che è tornato negli ultimi anni dopo un’assenza lunga un secolo. Eradicato dall’uomo, il lupo si era conservato in pochi branchi nell’Appennino centrale e, grazie alle norme di conservazione adottate dal 1972 in poi e alla sua grande capacità di adattamento, questo canide ha ricominciato a popolare anche le Alpi. Al momento si stima che, in tutto l’arco alpino, siano presenti circa 80 branchi, con 500 individui.

I numeri

In Italia si stima la presenza di 1.580 lupi, 43 dei quali in Veneto. Nel bellunese ci sono tre branchi o unità familiari, composte in genere da 4-6 individui ciascuno: sul Grappa, sul Visentin e a Livinallongo e finora si sono riprodotti due volte (i lupi fanno una cucciolata all’anno e la mortalità dei giovani è elevata).

Il territorio necessario ad ogni branco è vasto e la specie tende all’autoregolamentazione: per questo motivo la densità delle popolazioni di lupi non può aumentare di molto. All’interno del branco solo la coppia Alfa si riproduce, tanto che se esiste una seconda femmina il suo calore viene inibito e i cuccioli iniziano a disperdersi dopo i 20 mesi di età. È in questa fase che aumenta la loro mortalità: solo nelle ultime settimane sono stati investiti e uccisi 4 lupi tra Trentino e Friuli.



Il ritorno dei lupi è avvenuto in parallelo con l’aumento degli ungulati, in particolare dei cinghiali e in nessun territorio si è mai pensato ad una reintroduzione dei lupi da parte dell’uomo, com’è invece avvenuto per l’orso in Trentino, o per la lince nel Tarvisiano dove l’operazione è stata però di rinforzo alla popolazione.

Le caratteristiche

Alcune razze di cani sono molto simili ai lupi, la specie è la stessa e l’ibridazione è possibile anche se rarissima e mai documentata in Italia. I lupi si riconoscono perché sono di dimensioni importanti, la punta della coda è sempre nera, come nere sono le bande presenti sulle zampe anteriori. Il muso è più largo e massiccio rispetto a quello dei cani, le orecchie sono più pelose e la maschera facciale è molto caratteristica.

La coda è corta e folta e le orme appaiono quasi perfettamente allineate. I lupi percorrono distanze enormi: è documentato il caso di “Ligabue” che ha percorso 1.243 chilometri in meno di un anno. Questa loro capacità ha fatto sì che i lupi ricomparissero all’improvviso dove mancavano da cent’anni.

Come difendersi

Incontrare un lupo è un evento rarissimo: uno dei tre esperti ha raccontato che, nonostante si occupi di lupi da sempre, è riuscito a vederne solo uno e da lontano. Il lupo è un animale notturno e diffidente, soprattutto verso l’uomo. Per evitarlo è sufficiente fare rumore e, in caso di incontro sgradito, basta lanciare qualcosa per farlo scappare.

Le leggi

La tutela del lupo, che è specie autoctona in Europa, ha diverse fonti: il divieto di caccia in Italia del 1971, la Convenzione di Berna (anni 80), la direttiva europea Habitat del 1992 e la legge 157 del 1992. Il lupo è dichiarato “specie particolarmente protetta”, non si può cacciare, abbattere, disturbare, allevare e trasportare.

L’Europa concede prelievi locali in deroga per ragioni di salute pubblica o per gravi danni, ma non l’Italia che ha impugnato la legge del Trentino Alto Adige, identica al testo in discussione in Veneto, con il quale si chiede la possibilità di adottare delle deroghe. Il piano d’azione nazionale sul lupo, 2002, stabilisce la non applicabilità delle deroghe per la specie lupo. Nel 2015 è iniziato l’aggiornamento del piano, alla luce del fatto che il lupo non è più a rischio di estinzione, ma manca l’unanimità in Conferenza Stato-Regioni.

I danni

La legge prevede un risarcimento del 100% dei costi diretti e indiretti subiti dagli allevatori a causa dei grandi predatori. In Veneto, negli ultimi anni, i risarcimenti, tra lupo e orso, sono costati circa 135 mila euro all’anno. Ammontano invece a 300 mila euro i risarcimenti (in questo caso parziali) per danni causati da ungulati. Per tenere i lupi lontani da un gregge è sufficiente un recinto elettrificato o la presenza di cani pastore, ma dopo decenni senza pericoli gli allevatori si sono abituati ad un’attività a basso costo, lasciando gli animali in alpeggio incustoditi.
 

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