Ancora un mese di tempo per presentare i ricorsi al Tar e alla Corte costituzionale contro i vincoli paesaggistici. La Regione, che coordina anche i sindaci e la Provincia di Belluno, convocherà tutti i soggetti a Venezia subito dopo l’Epifania, per definire chi farà che cosa.
«Abbiamo scelto di celebrare un consiglio provinciale in Comelico come segno di vicinanza alle comunità comeliane e auronzane», spiega il presidente della Provincia, Roberto Padrin, «quei territori non sono periferia della nostra provincia, ma centri nevralgici di quella montagna, di quelle “terre alte” che oggi pagano più di altre zone lo spopolamento in atto nel Bellunese. Vogliamo pertanto essere vicini alle popolazioni, con un segno semplice, ma tangibile: una presa di posizione contro i vincoli paesaggistici».
La seduta straordinaria del consiglio avrà infatti come unico punto proprio la delibera di un ordine del giorno che impegna il presidente della Provincia a coordinare le azioni che porteranno al ricorso al Tar contro la dichiarazione di notevole interesse paesaggistico delle aree del Comelico e del Comune di Auronzo.
«È quello che ci chiedono le comunità del territorio», sottolinea ancora il presidente Padrin, «la delibera sarà poi proposta a tutte le amministrazioni comunali del Bellunese; dobbiamo far vedere che la nostra provincia è unita. E proprio per questo motivo stiamo lavorando per fare in modo che la seduta del 14 gennaio sia congiunta con quella dei consigli dei Comuni coinvolti nella questione dei vincoli».
Nel frattempo si sviluppa il dibattito più sulla metodologia seguita dalla Soprintendenza di Venezia e dal ministero che sui contenuti. La Fondazione Colleselli, intervenuta dopo aver rilevato alcune incongruenze della Regione, risponde alle repliche dell’assessore Bottacin. A tema il Piano paesistico: «Se fosse già stata operante, avrebbe impedito», secondo la Fondazione Colleselli, «l’autonoma recente iniziativa unilaterale della Sovrintendenza. Ci siamo limitati ad osservare», rispondono dalla Fondazione all’assessore Bottacin, «il ritardo della Regione nel portare ad approvazione questo essenziale strumento territoriale, da troppo tempo in gestazione. Quindi la nostra è stata una considerazione oggettiva, se non doverosa, sul piano del funzionamento istituzionale ed amministrativo, per sottolineare che forse si sarebbe potuto impedire un intervento calato dall’alto, attraverso un’azione regionale più tempestiva». Per la Fondazione Colleselli, ora è essenziale trovare una via per creare le condizioni di un appropriato Piano paesistico condiviso anche dalle comunità locali. Ed è appunto quanto aveva chiesto la Regione al ministero dei Beni Culturali – in sostanza un anno di sospensione del decreto sui vincoli –, in modo da perfezionare il Piano. Una proposta, però, che non è passata. —