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I prezzi crollano, esboscare non conviene il rischio bostrico è sempre più concreto

Paura per gli incendi. I Comuni cercano di salvare il salvabile: «Ma presto il materiale sarà buono solo per il cippato»

Stefano Vietina
3 minuti di lettura

Agordino

Prima che diventi una vera emergenza ambientale, il legname schiantato deve essere portato via rapidamente dai boschi. Ma i sindaci fanno fatica a far rispettare anche i contratti già sottoscritti.

Qui San Tomaso

«Ancora nel giugno 2019, abbiamo appaltato a due ditte, una austriaca e una di Bolzano, l’esbosco degli schianti del comune di San Tomaso Agordino, ma ad oggi nemmeno un ramo dei 30 mila metri cubi a terra è stato esboscato. Sono boschi messi in posizione difficile, è stato necessario ripristinare un sistema di strade di accesso per portare via gli schianti. Poi il Covid ha imposto un mese di fermo totale. Non vedo focolai di bostrico sulle piante in piedi, forse qualcosa in una piccola zona sul monte Pelsa, ma è ovvio che il materiale a terra dopo un paio di anni si rovina». Parole del sindaco Moreno De Val, che si mostra seriamente preoccupato sul futuro dei boschi della montagna bellunese.

Cosa pensa di fare?

«Dovrò prevedere di chiedere, sulla ultima annualità dei fondi Vaia, uno stanziamento per pagare l’esbosco. Pagare per farsi portare via il legname, siamo arrivati a questo punto ormai. Perché è chiaro che si rischia il contenzioso fra proprietari e ditte boschive che si erano impegnate a pagare un certo prezzo che oggi appare totalmente fuori mercato».

Qui rivamonte

«Il taglio del bosco offriva al nostro bilancio comunale qualche opportunità in più», sottolinea Nino Deon, sindaco di Rivamonte Agordino, «ma Vaia ha colpito pesantemente le proprietà comunali. Sono rimasti a terra 25 mila metri cubi, quando ne tagliavamo mille all’anno, con l’abete che viaggiava a 40 euro al cubo, il larice anche a 70/80. Noi abbiamo venduto gli schianti ad una ditta austriaca, che aveva iniziato l’esbosco, però poi con il Covid tutto si è bloccato. Adesso spero che ritornino. Abbiamo venduto bene, a 30 euro al metro cubo, qualche Comune vicino ha venduto anche meglio, verso i 40, ma il problema è che adesso il lavoro si faccia. Poi ci sono i privati: qualcuno ha già pulito molto bene, dove il terreno era accessibile ai mezzi, ma qualcun altro fa fatica. Ed io come sindaco mi devo preoccupare della sistemazione di tutto il territorio comunale. Se parte un incendio il pericolo, in questa situazione, diventa grande».

Avete sollecitato le imprese austriache?

«Sì, ma sono in ritardo, hanno vari cantieri, fanno fatica a rispettare gli impegni, il mercato è completamente cambiato con il Covid e i tempi si allungano ancora».

Il problema maggiore?

«Il nostro Comune ha una superficie di 23 km quadrati, con 600 abitanti e 25 km di strade comunali da gestire. Il taglio del legno ci dava una mano per le entrate correnti, per la gestione. Una entrata ormai svanita, perché dopo Vaia, abbiamo avuto anche un’altra alluvione, nel novembre 2019, poi il Covid. Ed anche se l’attivazione regionale è stata puntuale, poi perdi comunque un anno prima di avere i fondi e tutto si complica».”

Qui falcade

«Vaia in fondo ci ha graziati», sostiene Miche Costa, sindaco di Falcade, «perché abbiamo avuto solo 4/5 mila metri cubi di schianti. Ma a macchia di leopardo, in zone comunque disagevoli da esboscare, con costi impegnativi da sostenere. A luglio 2019 abbiamo fatto un bando ad un buon prezzo, circa 60 mila euro complessivi, ma la ditta altoatesina che se lo è aggiudicato, e che ci ha già pagato i primi anticipi, circa due terzi della somma totale, non è ancora intervenuta nel bosco, tutti gli alberi schiantati sono ancora a terra. Ed alle nostre comunicazioni di sollecito non abbiamo mai avuto risposta».

Come se lo spiega?

«Si erano incontrati all’inizio con il nostro ufficio tecnico, ci avevano assicurato che si sarebbero attivati, sapevo peraltro da altri colleghi sindaci che si erano aggiudicati altri bandi. Poi non abbiamo saputo più nulla. Fino a qualche settimana fa, quando ci è arrivata una comunicazione in cui ci spiegavano che, a causa del Coronavirus, non potevano iniziare i lavori, che il mercato del legno era saturo, che il prezzo del legno era caduto. In pratica non erano in grado di esboscare».

E voi?

«Abbiamo risposto che ci sono contratti da rispettare e che bisogna portare via il legname. A questo punto», sottolinea Costa, che è anche presidente dell’Unione montana agordina, «il problema è che hanno versato degli anticipi, che non sappiamo nemmeno, come Comune, se possiamo tenere o no. Non sappiamo se indire un nuovo bando per far fare i lavori, perché è la seconda estate che il legname è a terra ed il valore del legno si riduce drammaticamente, forse sarà buono solo per farne cippato, mentre aumentano i rischi di incendi boschivi ed il dilagare del bostrico, che ci aspettiamo da un momento all’altro, a seconda delle condizioni meteo. Per ora ci sono solo piccoli focolai e la situazione appare sotto controllo. Ma basta una settimana di condizioni sfavorevoli e l’insetto si può scatenare, per cui siamo in allerta».

Come pensa di muoversi?

«Come sindaco devo tutelare anzitutto la comunità di Falcade, sotto tutti i punti di vista; dapprima dobbiamo scongiurare che scoppi l’emergenza fitosanitaria. Al contempo con i nostri legali vedremo come far rispettare gli accordi economici, sperando di poter intervenire quanto prima nei boschi». —



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