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Belluno: schianto da ubriaco in via Vittorio Veneto, condanna a 8 anni per omicidio stradale

Emessa la sentenza per la morte di Barbara Durastante. Il brasiliano Gonsalves irreperibile da anni. Patente revocata

Gigi Sosso
2 minuti di lettura

BELLUNO. Le cinture non avrebbero salvato Barbara. Evandro Galhardo Gonsalves è stato condannato a otto anni e alla revoca della patente per omicidio stradale in stato di ebbrezza. Il 41enne brasiliano, che viveva in provincia e dal 26 giugno di due anni fa si è reso irreperibile, è stato ritenuto colpevole della morte di Barbara Durastante, la donna che la sera del 17 dicembre era seduta al suo fianco, a bordo della Fiat Uno finita contro un platano di via Vittorio Veneto. La condanna servirà a chiudere la causa civile per il risarcimento promossa contro Vittoria assicurazioni da Giesse, davanti al Tribunale di Milano.

Nell’udienza a palazzo di giustizia del 28 novembre dello scorso anno, il pm Tricoli aveva chiesto otto anni e sei mesi, mentre per il difensore Rovelli ci sarebbe voluta un’ultima perizia, perché né l’imputato né la 42enne optometrista avevano allacciato le cinture di sicurezza, un dispositivo che a suo dire avrebbe potuto salvare la vita della donna, anche perché lo schianto avvenne a una velocità tra i 60 e gli 80 chilometri orari. Il consulente Di Noto aveva depositato la sua perizia lo scorso 4 marzo e ieri pomeriggio l’ha illustrata anche al giudice Feletto. Secondo lo specialista, Barbara Durastante sarebbe sicuramente morta anche con le cinture allacciate. Fatale il trauma cranico sofferto nell’impatto con quello che si chiama montante destro dell’utilitaria. Magari sarebbero state meno gravi le lesioni alle gambe e al resto del corpo, ma non si sarebbe salvata lo stesso. Inutili tutti i tentativi di Rovelli di trovare punti deboli nella perizia.

Il consulente della Procura, Zamumer aveva sottolineato che l’auto non presentava difetti o anomalie tali da collegare l’incidente a un guasto. Lo sterzo funzionava e i pneumatici erano in buone condizioni. A parere dello stesso perito, l’andatura della Uno che procedeva a zig zag e con continue frenate e accelerate, segnalate dai testimoni, si spiega con l’elevato tasso alcolemico rilevato poi nel sangue dell’imputato: 2,89 grammi di alcol per litro di sangue, quasi sei volte il valore massimo consentito. Secondo la ricostruzione fatta nell’immediatezza dei fatti, verso le 21 la macchina a bordo della quale viaggiavano i due si stava dirigendo verso Ponte nelle Alpi, partita all’altezza del bar Belluno, in fondo a via Simon da Cusighe. Aveva da poco passato il centro commerciale Millennium quando, poco oltre il bar Mendoza, l’auto è uscita autonomamente di strada. Ha travolto i cartelli stradali che si trovavano a destra, subito dopo il semaforo a chiamata delle strisce pedonali e si è poi schiantata contro l’albero davanti al negozio Original Marines. Quello che dal giorno dopo ha sul tronco una fotografia della donna. Un impatto così forte da sradicare la portiera sul lato passeggero. Dopo aver girato più volte su se stessa, l’auto si è fermata di traverso sulla carreggiata.

Nella nuova discussione, il pm d’udienza Rossi ha confermato la richiesta presentata lo scorso inverno, mentre Rovelli ha insistito con l’assoluzione con la formula più congrua, anche per insufficienza di prove, in subordine la derubricazione del reato in lesioni stradali colpose. Il giudice Feletto ha condannato a otto anni e la revoca della patente. Ma non si sa dove sia Evandro Galhardo Gonsalves: «Barbara, purtroppo, nessuno mai me la riporterà», commenta in lacrime papà Roberto Durastante, «all’inizio ammetto di aver perso fiducia: quell’uomo andava piantonato in ospedale, non avrebbe dovuto poter lasciare il nostro Paese. Di fatto temo che la condanna non la sconterà mai. Però posso dire che giustizia è stata comunque fatta, la condanna è esemplare e per questo ringrazio il tribunale». —
 

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