Un calendario per celebrare il Museo dell’occhiale a Pieve
vittore doro
PIEVE DI CADORE
Il Museo dell’occhiale di Pieve di Cadore ha compiuto 30 anni. Per ricordare l’evento oggi c’è anche un calendario.
«Questo è stato un Natale diverso, per tutti noi», ha spiegato Elena Maierotti, responsabile della struttura. «Il museo ha voluto realizzare un calendario, in coincidenza con le festività e per l’occasione del suo trentesimo anniversario dall’apertura, sperando che possa essere di buon auspicio per l’andamento dell’anno che sta per cominciare, affinché sia migliore di quello che sta per chiudersi. È stato chiesto a Vito Vecellio, fotografo cadorino, di selezionare alcune tra le sue immagini nelle quali lo sguardo ha una particolare rilevanza: gli occhi, dunque, non gli occhiali».
«Ecco, quindi», aggiunge Maierotti, «un calendario un po’ diverso, concepito per tornare alla vista, che è un bene così importante, e anche perché il Museo dell’occhiale di Pieve non è centrato solo sugli occhiali. È un museo dedicato anche alla vista, e quello che possiamo comunicare con i nostri occhi, in un tempo nel quale ormai ci siamo abituati a schermare il nostro volto con le mascherine anti Covid. Perciò gli occhi assumono ancor più importanza».
L’idea di realizzare un Museo dell’occhiale in Cadore era nata nel 1956, quando in concomitanza con i Giochi olimpici invernali a Cortina fu inaugurata a Pieve di Cadore la prima “Mostra dell’occhiale attraverso i secoli” . La collezione era costituita dai materiali reperiti in Cadore e in area veneta da Enrico De Lotto e da circa 200 pezzi acquisiti dall’ottico genovese Fritz Rathschuler.
Con quel materiale il De Lotto diede alle stampe il volume “Dallo smeraldo di Nerone agli occhiali del Cadore”, che costituisce ancor oggi uno degli studi più documentati su questo argomento.
Quando l’idea si concretizzo nel 1987, De Lotto era già scomparso da tempo e il Centro servizi occhialeria, grazie ad un finanziamento regionale acquistò la collezione di Georges Bodart, discendente da una rinomata famiglia di ottici belgi.
Erano 1600 pezzi tra occhiali, lenti, astucci, binocoli, insegne, cannocchiali, ventagli, statuette e volumi d’epoca, provenienti soprattutto dalla Francia.
L’arco temporale rappresentato dagli oggetti è compreso tra il XVI secolo e gli anni Cinquanta. L’acquisizione fu possibile anche grazie all’impegno di Vittorio Tabacchi, allora presidente della Safilo, appassionato collezionista di occhiali, che si attivò per l’acquisizione anche di altre importanti collezioni.
Ci volle comunque l’azione congiunta di altri enti e associazioni, per consentire, nel 1990, l’inaugurazione nell’edificio della Mostra dell’artigianato a Tai, del Museo dell’occhiale.
La gestione del museo venne affidata al Centro servizi occhialeria fino al 1996, quando fu istituita la Fondazione Museo dell’occhiale Onlus. —
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