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Il pesto al mortaio di Silvano preparato sul Col Margherita “strega” la giuria del Mondiale

Menzione ad hoc delle Camere di commercio di Genova e Belluno-Treviso Savio getta la prima spalla del ponte tra le Dolomiti e la Repubblica marinara

Gianni Santomaso
2 minuti di lettura

IL PERSONAGGIO

Un agordino “superbo” strega Genova. Silvano Savio, forestale in pensione di Agordo, ce l’ha fatta. Da anni sognava di creare un gemellaggio tra la storica Repubblica marinara e le Dolomiti agordine. Ieri mattina la prima spalla del ponte è stata gettata. Nel corso dell’8ª edizione del campionato mondiale di pesto genovese al mortaio, svoltasi online, Savio si è distinto fra gli 85 partecipanti provenienti da tutto il mondo per un’originalità che gli è valsa la menzione ufficiale delle camere di commercio di Genova e Belluno-Treviso, intervenuta con il presidente Mario Pozza. Savio ha prodotto e inviato all’associazione Palatifini, organizzatrice del campionato, un video girato tra Valle di San Lucano, Vallada, Canale, Caverson di Falcade e il Col Margherita con la collaborazione di Roberto Soramaè, Flora Minotto, Mayra De Marco, Daniela Rosson e la Ski Area San Pellegrino. Poco meno di 5’ che hanno conquistato la Superba.

«Avevo già girato la prima parte del video», spiega Savio, «poi è arrivato il “pesto box” con dentro tutti gli ingredienti necessari (basilico genovese, olio evo della riviera ligure, parmigiano reggiano, fiore sardo, aglio di Vessalico, pinoli nazionali e sale grosso delle saline di Trapani, ndr) e, senza perdere tempo, siamo subito andati ai 2500 metri del Col Margherita e ho preparato il pesto più alto del mondo».

Così si è guadagnato un premio che non era previsto.

«Lo abbiamo inventato per lui», ha detto in diretta Facebook Roberto Panizza, presidente di Palatifini, «se lo meritava abbondantemente».

Anna Galeano della Camera di Commercio di Genova ha presentato il video in cui si vede Savio lasciare la dimora a Le Casate (tra Vallada e Canale) e partire con in spalla sci e zaino (dove ha inserito basilico, mortaio e pestello) verso il Col Margherita: un saluto a una signora a cui dona del basilico, un’occhiata col cannocchiale ai cervi sulla montagna, una sciata. Quindi grembiule del campionato al collo, neve ai piedi e Dolomiti alle spalle e via alla produzione del pesto.

«Se il campionato si fosse svolto in presenza», dice Savio, «tutto ciò non sarebbe successo. Credo che abbiano premiato la territorialità, la capacità di promuovere un prodotto famoso in tutto il mondo come il pesto attraverso un territorio. Io credo che questo riconoscimento sia anche la conferma del fatto che i risultati della promozione di un posto non sono solo legati ai soldi che si hanno, come diciamo nei confronti dei trentini e dei bolzanini, ma anche alla caparbietà, alla dedizione, alla fantasia o, come l’hanno chiamata al campionato, alla follia».

La sciata di Savio ha anche introdotto il servizio del tg Studio Aperto delle 12.30 di ieri.

Ma Silvano non è stato l’unico agordino alla ribalta. Al campionato ha partecipato, oltre al grafico Gabriele Riva nella sezione del logo, anche Lia De Biasio: lei ha lasciato l’Agordino per Genova 44 anni fa, ma anche ieri si è presentata come «nata a Voltago Agordino in provincia di Belluno». «Ho fatto il pesto», ha detto Lia, «con un mortaio di marmo da quasi sei chili che ha quasi 100 anni e apparteneva alla nonna di mio marito e con un pestello di pero di quasi sei etti. Quando ho guidato Silvano all’iscrizione al campionato mai avrei pensato a questo risultato. Confesso che mi sono scese due lacrimucce» . —



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