Quorum abbassato al 40% per le comunali nei piccoli paesi, un coro a favore della riforma
Tutte le votazioni annullate sarebbero andate a buon fine. I casi più clamorosi e il racconto di chi non ce l’ha fatta
Irene Aliprandi
Irene Aliprandi / belluno
Voltago Agordino e Lozzo di Cadore sono senza sindaco da due anni; nel 2017 toccò perfino a un comune chiave come Pieve di Cadore, oltre a Cencenighe dove non si presentò nessuno come a Lozzo nel 2020; a Cibiana di Cadore capitò nel 2013, a Rivamonte nel 2011, a Gosaldo nel 2004, a Colle Santa Lucia nel 1999 e a Forno di Zoldo il commissario arrivò per ben tre volte. Sono solo alcuni dei casi di elezioni invalidate per il mancato raggiungimento del quorum, nel Bellunese, dove i piccoli comuni sono numerosi e gli iscritti all’Aire rappresentano fette importanti di elettorato.
la nuova legge
D’ora in poi non dovrebbe più succedere. Il Decreto Elezioni già approvato al Senato, infatti, riduce dal 50 al 40% la soglia del quorum e scomputa gli Aire, nei comuni con meno di cinquemila abitanti che hanno un solo candidato sindaco. Osservando i casi bellunesi, questo significa che il quorum non è più un problema, visto che tutti hanno superato il 40% dei votanti e, senza Aire, sarebbero andati ben oltre.
le liste civetta
Quando c’è una sola lista candidata, l’unico modo per evitare l’ostacolo del quorum è creare una lista civetta, ma non sempre le cose vanno come previsto. Era il 2006 quando a un giovane universitario, Roberto Molin Pradel, chiesero di fare il candidato sindaco “civetta” di Zoldo Alto. “Non c’è nessun pericolo”, gli dissero per convincerlo, e invece: «Un paio di settimane prima ho iniziato a capire che forse l’esito non era così scontato», racconta Molin Pradel, che a vent’anni si ritrovò sindaco all’improvviso: «Ho dovuto riorganizzare la mia vita, ma avevo accettato di candidarmi perché pensavo che fosse importante garantire un sindaco al mio paese, e a quel punto ho deciso di mettere tutto il mio impegno in quell’esperienza. È stata una grande responsabilità ma non mi ha mai tolto il sonno e non rimpiango nulla. Anzi, consiglio a tutti i giovani di avvicinarsi alla vita amministrativa: capisci che non ci si può solo lamentare, bisogna impegnarsi e la politica non è così brutta e sporca come si pensa. Io l’ho imparato e non dimenticherò mai quegli anni».
i delusi
C’è però chi ha pensato che fare una lista civetta fosse una scorciatoia, qualcosa di disdicevole. È il caso di Gianni Martagon, candidato sindaco a Lozzo nel 2019. Arrivò al 46,59%. «Il quorum è peggio di uno sfidante quando hai più di 250 iscritti all’Aire su 1.300 abitanti. Io non ho voluto la lista civetta per una questione etica, ma è stato un errore, perché ora il comune è commissariato da ben due anni. Questa nuova legge è quanto mai opportuna, non si può essere costretti a fare qualcosa che si considera sbagliato per salvare un’elezione».
Anche Alessandro Lazzarini ebbe un’esperienza simile a Voltago: «Il mio comune ha meno di mille abitanti e oltre 250 iscritti all’Aire. A questi vanno aggiunti quelli che hanno la residenza in paese ma non ci vivono e gli anziani che non possono muoversi». Nonostante questo Lazzarini superò il 44%: «I numeri sono talmente risicati che, se non vanno a votare tutti quelli che possono, non se ne esce. Ma per fortuna quest’anno non avremo questo problema». Nuova legge o no, infatti, a Voltago finalmente ci sono due liste e sarà battaglia vera. —
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