Ristoratrice di Rivamonte: «Aprire all’aperto? Qui l’altro giorno c’erano 6 gradi»
Maria Grazia Curti è titolare del bar-ristorante Al Molin di Rivamonte. «Non c’è niente da fare, non capiscono che in montagna è diverso»
Gianni Santomaso
RIVAMONTE
«L’altra sera c’erano sei gradi sulla nostra terrazza, come possiamo pensare di far mangiare i nostri clienti all’aperto? Qui, ma anche in altri posti della parte alta della provincia, è difficile pensare di farlo anche a Ferragosto».
Maria Grazia Curti gestisce con la figlia Elena il bar-ristorante “Al Molin” a Rivamonte Agordino. Quando l’altro giorno ha letto le anticipazioni sulle linee guida per le riaperture a partire da lunedì, si è adirata non poco. In zona gialla si potrà mangiare al ristorante sia a pranzo che a cena, ma solo all’aperto. Oltre che per la mancata possibilità di ospitare i clienti all’interno del locale, Maria Grazia è arrabbiata per l’ennesima prova di considerazione nulla nei confronti della montagna.
«Non c’è niente da fare» dice «non riescono proprio a capire che la montagna è un territorio fragile e con delle peculiarità che impediscono di poterci equiparare ad altre zone che si trovano ad altre latitudini».
In queste settimane a mezzogiorno Grazia ed Elena hanno potuto effettuare il servizio mensa all’interno per gli operai al lavoro nei cantieri della zona.
«Fino ad oggi a pranzo ho sempre dovuto accendere il riscaldamento nel locale» dice Grazia «e adesso mi si dice che posso far accomodare i clienti all’aperto per la cena? Ma ci stanno prendendo in giro? Anche in agosto a Rivamonte e in tante altre località della montagna bellunese risulta difficile mangiare fuori la sera. Per non parlare delle variazioni del meteo. Noi lo sappiamo che qui il tempo varia in fretta, ma loro lo sanno? Se metto qualcuno di fuori e poi inizia a piovere che cosa faccio? Do loro il piatto che se lo portino a casa?».
Grazia capisce che, con questo tipo di provvedimenti, sia difficile scendere nel particolare delle situazioni, ma non si capacita da un lato che a ricevere un trattamento di sfavore sia sempre la montagna, dall’altro che nessuno o pochi dei rappresentati politici locali si facciano sentire.
«Avverto un silenzio incredibile» dice «l’altra sera ho visto una pubblicità satirica che ironizzava su chi si congela bevendo all’aperto, ma nient’altro. Servono delle prese di posizione da parte di chi ha responsabilità politica, altrimenti è la conferma che siamo abbandonati».
Nel merito del provvedimento che non consente la consumazione del pasto all’interno, la titolare del Molin è perplessa.
«Io resto dell’idea che con le regole che prevedono i distanziamenti» prosegue la titolare «si potesse consentire il pranzo e la cena all’interno. Del resto non riesco a capire a che punto siamo con questa pandemia: l’anno scorso il 18 maggio riaprivamo e non c’era nessuno di vaccinato, quest’anno, nonostante ci siano state delle vaccinazioni, al momento non possiamo farlo. Non capisco che cosa dobbiamo aspettarci, siamo in balia dei numeri. Di certo c’è che di mezzo ci va chi non ha uno stipendio fisso». —
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