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William ed Elvis, la “strana coppia” funziona Completato nei tempi il giro d’Italia di corsa

Il panettiere agordino e il poliziotto bellunese si commuovono a Palermo davanti all’albero in memoria di Falcone

nicola pasuch
2 minuti di lettura

L’IMPRESA

Missione compiuta per William Da Roit ed Elvis Secco. La “strana coppia” – panettiere di La Valle Agordina il primo, vice ispettore della polizia in questura a Belluno il secondo – ha completato un giro d’Italia in dieci giorni, a piedi, di corsa, attraversando tutte le regioni dello Stivale.

Dal primo all’undici settembre, Da Roit e Secco hanno corso per 840 chilometri completando due maratone al giorno (la prima in una regione, la seconda in un’altra), spostandosi da un posto all’altro a bordo del camper guidato dal cugino di William, Silvano Da Roit.

Nel corso del loro lungo itinerario, Da Roit e Secco sono anche passati davanti ad alcune questure.

In quelle occasioni, Secco ha portato il suo saluto ai colleghi in servizio di pattuglia. Tutt’altro che casuale era stata, peraltro, la scelta di partire da Trieste, dove due agenti furono uccisi nell’ottobre del 2019. L’avventura, cominciata proprio da piazza Unità d’Italia a Trieste, si è conclusa sulle sponde del lago di Bracciano. Nel mezzo, Secco e Da Roit hanno attraversato alcuni dei borghi più belli d’Italia. Non solo scenari mozzafiato, ma anche momenti di senso civico e commemorazione. Come la sosta a Palermo, ai piedi dell’albero in memoria del giudice Giovanni Falcone.

«Arrivati davanti all’albero ci siamo letteralmente commossi tutti e due», rivelano al termine del giro d’Italia, «sono rimasto estasiato, poi, nel tratto da Pescara in giù», aggiunge Da Roit, «poiché abbiamo corso lungo una ciclabile vista mare costruita sul percorso di un’ex ferrovia. Davvero un passaggio incantevole».

Vi sono stati imprevisti?

«In linea di massima», prosegue William Da Roit, che nella notte tra domenica e ieri era già nuovamente al lavoro nel suo panificio, «tutto è andato secondo le previsioni. Abbiamo corso le venti maratone nei tempi che ci eravamo prefissati. Al massimo direi che c’è stata qualche difficoltà nei trasferimenti in camper, poiché ci è capitato di trovare incidenti oppure deviazioni che ci hanno costretti a trascorrere in viaggio più tempo di quanto ci saremmo aspettati stando al programma. Ad ogni modo, siamo riusciti a prendere le due coincidenze più delicate: l’aereo per Malpensa, il cui biglietto era già prenotato da settimane, e il traghetto da Palermo a Napoli».

Quali le maratone più difficili?

«Quella in Umbria, passando per Perugia, Gubbio e Assisi, e quella in Calabria. Questo per la conformazione altimetrica delle regioni e per il percorso che abbiamo affrontato. In quei due casi eravamo molto stanchi. E lo stesso anche la mattina successiva, naturalmente. Ma siamo riusciti a portare a termine la nostra impresa».

Siete entrati in città a Belluno correndo…

« Sì, ma onestamente non ce la siamo sentita di sostenere un’ultima maratona da Vittorio Veneto a Belluno. Perché la… benzina era finita lungo il viaggio. Così ad un chilometro da Belluno siamo scesi dal camper ed abbiamo raggiunto piazza Duomo di corsa. Una gran fatica, perchè le energie le avevamo lasciate tutte nelle venti maratone precedenti». —



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