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Dolomiti, stop prenotazioni nei rifugi: «Poca gente, troppe disdette»

La ricetta di Mario Fiorentini (Agrav): «Accettiamo solo quelle per le 24 ore successive». Brusco calo dopo le feste: «Rispetto a fine anno registrata una riduzione dell’80% di presenze»

Gianluca De Rosa
2 minuti di lettura

BELLUNO.  Rifugi, stop alle prenotazioni. Una nuova linea, seppur non ufficiale, sta interessando in queste ore il comparto del rifugisti bellunesi, alle prese con la grana disdette. Non solo per i pernottamenti, ma anche per pranzi e cene. Un problema diffuso, esploso durante le festività natalizie in concomitanza con l’aumento vertiginoso dei casi di positività al virus. Ed allora cosa fare? «Tanti rifugi ricevono prenotazioni esclusivamente per le 24 ore successive alla richiesta», ha risposto Mario Fiorentini, gestore del rifugio Città di Fiume e presidente di Agrav, l’associazione che accoglie i gestori dei rifugi alpini del Veneto, «questo per evitare di ritrovarsi con un cerino in mano di fronte a tavolate o camerate vuote, precedentemente prenotate. La prenotazione last minute limita il margine della disdetta. Chi prenota oggi per domani difficilmente avrà un contrattempo, ancor di più se quest’ultimo è generato da una positività al Covid oppure dall’obbligo di quarantena perché riferita ad un contatto stretto alle prese col virus».

L’iniziativa, da considerarsi estemporanea, frutto più dell’inventiva personale che di una regola, è stata applicata dallo stesso Fiorentini all’interno del suo rifugio: «Noi stiamo facendo così», ha aggiunto Fiorentini, «se qualcuno telefona per prenotare con largo anticipo una camera oppure un tavolo, lo invitiamo a ricontattare la struttura il giorno precedente l’arrivo. La prenotazione viene segnata e dunque risulta a tutti gli effetti valida, ma la conferma è rappresentata dalla telefonata del giorno precedente l’arrivo. Senza quella telefonata il rifugio è libero di decidere il da farsi. Se mantenere valida l’opzione oppure se ritenerla decaduta a fronte di una nuova prenotazione giunta nei nuovi tempi stabiliti. Il momento del resto è particolare, richiede spirito di adattamento alle circostanze. Ci sono tante variabili, numerose incognite nella nostra attività di cui tenere conto se vogliamo cercare di salvare il salvabile».

Salvabile da salvare in tempi di magra per i rifugisti bellunesi che, archiviate le festività natalizie, si sono ritrovati a fare i conti con un drastico calo delle presenze. «Durante la settimana si vede pochissima gente, durante il weekend le cose migliorano, ma i numeri sono in netto calo rispetto solo ad un paio di settimane fa», aggiunge Fiorentini dopo aver effettuato un giro di ricognizione tra i colleghi iscritti ad Agrav. «Volendo dare un numero, se durante le feste un rifugio riceve una media di cento telefonate al giorno, in questo periodo le stesse telefonate arrivano a fatica a venti. Ci sono poi rifugi e rifugi: quelli situati a ridosso delle piste da sci possono contare su un numero maggiore di presenze anche se in montagna è sempre più in voga l’attività alternativa allo sci. Questo è un bene soprattutto per quei rifugi alpini che hanno deciso di investire sulla stagione invernale, non limitandosi ai tradizionali quattro mesi di apertura estiva».

A proposito di rifugi situati lungo le piste, al momento il disappunto che li accomuna è legato alla cronica mancanza di turisti stranieri. «In questo periodo, prima dell’avvento del Covid, eravamo presi d’assalto dagli stranieri, in concomitanza con il periodo delle festività ortodosse», racconta Carlo Rizzardini del rifugio Palafavera, «rispetto alle previsioni qualcosa in questo periodo si sta muovendo, a dirla tutta non vogliamo neanche lamentarci, ma il calo di presenze è fin troppo evidente e pesa sulle casse del rifugio».

Situazione simile a Cortina dove tuttavia non mancano i pernottamenti, anche durante la settimana. «Abbiamo diverse prenotazioni di pernottamenti concentrati durante la settimana rispetto al weekend», fa sapere Guido Pompanin del rifugio Lagazuoi. «Le nostre prenotazioni? Le riceviamo solo on line, disdette comprese. Il telefono lo abbiamo abolito».

Presenze in calo anche a Porta Vescovo: «I turisti stranieri che arrivano in rifugio sono soprattutto dell’Est», fanno sapere dal Gorza, «rispetto al periodo pre Covid le cose sono molto cambiate, si può dire che stiamo vivendo una nuova era».

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