Belluno, candidati a confronto sulla viabilità: «La Veneggia non si chiude senza altre verifiche», tutti d’accordo
Le tre coalizioni vogliono vedere il progetto prima di dare il via libera all’intervento. «Troppi disagi anche per i nuovi lavori sul bailey, dobbiamo essere sicuri delle alternative»

BELLUNO. I lavori alla Veneggia? Partiranno solo dopo aver verificato il progetto. Gustavo Dalla Ca’ (per Lucia Olivotto), Lino Paolo Fedon (per Giuseppe Vignato) e Paolo Gamba (per Oscar De Pellegrin) sono tutti d’accordo: prima di chiudere via Vittorio Veneto per due mesi, causando disagi notevolissimi al traffico, la nuova amministrazione, quale essa sarà, vorrà capire se ci sono delle alternative.
La Veneggia
«Si sta ripetendo la storia del 2006», afferma Gamba, «quando ereditammo il progetto di ristrutturazione del ponte degli Alpini, che avrebbe dovuto chiudere per 160 giorni. Con un milione in più abbiamo trovato una ditta che, grazie ad un sistema innovativo, ha consentito di fare i lavori senza l’interdizione totale al traffico e abbiamo fatto il ponte bailey sul Piave. In dieci anni questa amministrazione non ha trovato una soluzione per rendere definitivo il bailey, né una soluzione per via Vittorio Veneto, scaricandola sulla prossima amministrazione. Lì passano 30 mila auto al giorno e, con noi, non si chiude finché non avremo verificato tutto».

Fedon aggiunge convinto: «Sarà proprio questo il primo dossier che verrà aperto dal nuovo sindaco, perché la soluzione alternativa individuata per la chiusura della Veneggia è via Ugo Neri, che ha una minore capacità di smaltimento e che appare inadeguata alla situazione che ci aspetta. Inoltre, in contemporanea ci saranno lavori anche sul bailey. In questo caso si potrà continuare a percorrere a senso unico e i disagi saranno molto più contenuti rispetto alla prima fase dei lavori, nel tardo autunno scorso, perché d’estate il traffico non presenta gli stessi picchi».
Ha dei dubbi sul progetto per la Veneggia anche Dalla Ca’: «Credo che fare un ponte provvisorio nell’area del Mega sia impossibile, ma bisogna verificare se si può lavorare solo di notte, o aprire a senso alternato, almeno in alcuni orari. Prima di tutto però dobbiamo vedere il progetto. Al momento l’unica soluzione sembra quella di portare le auto in via Neri e poi dentro a Cavarzano, ma questo significa che finirà per intasarsi tutto, imbottigliando le auto sul ponte degli Alpini. I lavori vanno fatti, ma prima è meglio controllare come sono stati pensati».
L’asse est - ovest
Per trovare una diversità di vedute tra Fedon, Gamba e Dalla Ca’ bisogna spostarsi più ad est fino ad arrivare a San Pietro in Campo, dove la coalizione di Vignato ripropone il progetto di un ponte sul Piave di cui in passato si è parlato molto ma senza mai arrivare al dunque. Per Fedon quel ponte va pensato come parte di un insieme che si completa con la circonvallazione ovest, dai Casoni a Visomelle con un ulteriore ponte sul Piave: «In questo modo si libera anche Mussoi. Il punto è che l’asse est-ovest non riguarda solo Belluno, ma tutta la zona limitrofa da Longarone a Sedico e oltre e il ragionamento andrebbe fatto in quest’ottica», osserva Fedon, che riporta il confronto sul piano della condivisione.

«Il problema va affrontato insieme agli altri Comuni», concorda Gamba, perché ogni decisione si riflette su un territorio ben più ampio di quello comunale. Il ponte di San Pietro però non serve, perché intaserebbe via Vittorio Veneto ancora di più. Invece serve la galleria di Santa Caterina a Ponte nelle Alpi, che rientrava nel progetto più ampio del Col Cavalier, costerà 50-60 milioni ma si può inserire nei lavori per le Olimpiadi. Invece va bene il ponte a Visomelle come sbocco della circonvallazione ovest, ma la zona che dovrebbe essere attraversata è stata tutta cementificata, non sarà facile trovare dove passare».
«L’area coinvolta è molto più ampia della città», osserva Dalla Ca’, evidenziando come misure decise a Ponte nelle Alpi abbiano causato problemi a cascata su Belluno, «ma il ponte a San Pietro in Campo sarebbe troppo lontano dal vero traffico e non risolverebbe alcun problema. La verità è che non si farà mai». Secondo Dalla Ca’: «Bisogna collegare via Agordo con Marisiga, riducendo il traffico in via Col di Lana e sul ponte degli Alpini; ma bisogna intervenire anche a San Gervasio, perché in alcune ore il passaggio a livello causa code fin da via dei Dendrofori. O si chiude quel piccolo tratto, oppure si può pensare a una corsia di canalizzazione tra via dei Dendrofori e via Feltre, sfruttando lo spazio del marciapiede che muore alla rotonda».
Corale, di nuovo, l’opinione dei tre candidati sul ponte bailey: «È irrinunciabile, la sua utilità si è dimostrata quando è stato chiuso. Trovare i fondi per il nuovo attraversamento sul Piave è una priorità. Fino a qualche giorno fa pensavamo che ci fossero già...», aggiungono non senza delusione per la difficile eredità che arriverà nelle mani delprossimo sindaco.
Proprio perché si pensava che i fondi ci fossero già, il nuovo ponte sul Piave a Lambioi non rientra nei programmi di De Pellegrin, Vignato e Olivotto. «Non è una dimenticanza, è la convinzione che si trattasse di un problema già risolto», spiegano i candidati consiglieri e nei giorni scorsi anche i tre candidati alla carica di sindaco avevano eliminato dubbi sul futuro del progetto.
Il Bailey
Gamba a questo proposito aggiunge una nota polemica: «Quando realizzammo il bailey ci furono diverse critiche, c’era chi diceva che fosse un’opera inutile. Mi fa piacere vedere che adesso tutti la pensano diversamente, ma se se ne fossero accorti prima ci sarebbe stato tutto il tempo per mettere in cantiere quel progetto, invece anche in questo caso il problema viene scaricato sulla prossima amministrazione comunale».
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