Il caso Pedavena – Croce d’Aune scuote il Parco: Camillo De Pellegrin lascia il direttivo
Il sindaco di Val di Zoldo si è dimesso oggi dal consiglio dell’ente. «Il Parco deve valorizzare e tutelare il territorio, non deve porre inutili ostacoli burocratici, privi di sostanza, allo sviluppo delle comunità che ci vivono e al mantenimento delle tradizioni che le contraddistinguono e arricchiscono»
BELLUNO. La decisione del Parco in merito alla cronoscalata Pedavena – Croce d’Aune ha già avuto le prime ripercussione. Oggi il sindaco di Val di Zoldo, Camillo De Pellegrin, ha rassegnato le sue dimissioni dal consiglio direttivo. De Pellegrin in consiglio aveva presentato un ordine del giorno chiedendo di appoggiare il parere favorevole alla gara che era stato dato dall'avvocato Enrico Gaz. Ma la proposta era stata sostenuta solo dal presidente del Cai di Feltre, Ennio De Simoi. Gli altri cinque membri del direttivo non l’hanno sostenuta e per questo De Pellegrin ha lasciato il consiglio del Parco.
«Credo molto nel valore dell'Ente Parco e nelle potenzialità che può esprimere per il territorio bellunese», premette De Pellegrin. «Proprio per questo motivo ho seguito con grande attenzione la questione che ormai da settimane tiene banco al Parco: la possibilità o meno di autorizzare, per quanto di competenza del Parco, il transito della 39° edizione della Pedavena - Croce d'Aune, cronoscalata automobilistica storica, di grande importanza per il territorio bellunese, sia dal punto di vista sociale che economico, che tocca per parte del percorso il territorio del Parco».
Il Regolamento entrato da poco in vigore, continua «sembra censurare a priori le competizioni motoristiche, indipendentemente dalle modalità di svolgimento della corsa ed in effetti, a seguito dell’ultima riunione del direttivo è stato ufficialmente annunciato dal Presidente Vigne il diniego del Parco al rilascio dell'autorizzazione; decisione che mi trova contrario e che mi ha portato quindi a maturare la scelta di lasciare, pur con rammarico, il direttivo».
La gara si snoda sulla strada provinciale 473, che è aperta al traffico ricorda De Pellegrin. «La decisione, assunta a maggioranza, è stata di interpretare in modo letterale il solo articolo 29 del regolamento, senza operare una lettura combinata con il disposto dell'articolo 18 comma 1° del medesimo, a mente del quale, all'interno del Parco, la circolazione sulle strade regionali, provinciali e comunali prive di divieto di transito è normalmente consentita. Era pertanto possibile, dal mio punto di vista, operare un'interpretazione, o meglio una precisazione della portata dell'articolo 29, che esplicitasse l'ambito di operatività del divieto di gare con veicoli a motore: al di fuori delle strade sopra citate, normalmente destinate alla circolazione veicolare. Interpretazione possibile e che sembra essere stata sposata anche dal Ministero della Transizione ecologica (deputato all'esame preventivo del regolamento del Parco a cui la struttura e il Comune di Pedavena si erano rivolti proprio per la questione in oggetto)».
La finalità delle disposizioni regolamentari del Parco è la tutela dell'area protetta, «trovo quindi illogico con una mano vietare la competizione, per un mero formalismo, e con l'altra, come deciso e annunciato in conferenza stampa, avviare la procedura di modifica dell'articolo in questione per consentire un futuro svolgimento della competizione», aggiunge.
«L'agire amministrativo deve essere sorretto da precisi principi: uno di questi è la logicità del procedimento e quindi dei ragionamenti che sottendono i relativi provvedimenti», conclude. «In questo caso si manifesta, credo, una illogicità e una incoerenza, che espongono tra l'altro l'Ente ad un ricorso amministrativo il cui esito è tutt'altro che scontato sia a favore del Parco. Il Parco deve valorizzare e tutelare il territorio, non deve porre inutili ostacoli burocratici, privi di sostanza, allo sviluppo delle Comunità che ci vivono e al mantenimento delle tradizioni che le contraddistinguono e arricchiscono».
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