Il caro bollette preoccupa i parroci «Meno messe per abbattere i costi»
Da Gosaldo a Livinallongo si pensa a come far fronte ai rincari. E a Tambre c’è anche l’asilo
Francesco Dal Mas
Il caro bollette colpisce anche chiese e parrocchie. Dopo l’aumento del gasolio, con preoccupazione i parroci delle quote più alte attendono i conti dell’Enel. Uno di questi è don Fabiano Del Favero, che di chiese parrocchiali ne ha ben cinque, oltre a una sesta frazionale. «A Gosaldo un bimestre di corrente, già prima degli aumenti, ci costava 350 euro. E per un uso effettivo di solo 15 ore in due mesi. Le ore rimarranno le stesse ma temiamo che l’incremento sia vicino al raddoppio. Teniamo il fiato sospeso», fa sapere don Fabiano.
I parroci della Chiesa di Belluno Feltre si stanno allarmando. Hanno informato il vescovo Renato Marangoni, recapitandogli copia delle bollette e chiedendo informazioni sulle misure da intraprendere. «La soluzione più indolore è quella di ridurre il numero delle messe, delle celebrazioni», azzarda don Davide Fiocco, responsabile dell’ufficio comunicazioni della diocesi. «È vero», conferma don Fabiano. «Ma nel nostro caso, a Gosaldo, Tiser, Rivamonte, Frassenè e Voltago abbiamo una sola messa tra il sabato e la domenica. Possiamo lasciare una comunità senza la celebrazione dell’eucarestia?».
Risparmiare sul riscaldamento, portandolo a qualche grado sotto quota 19? «Abbiamo sempre razionato», fa sapere il parroco, «perché non riscaldiamo le nostre chiese a più di 12, al massimo 13 gradi. Ma trattandosi di ambienti grandi, per avere solo un po’ di tiepido dobbiamo accendere tre o quattro ore prima della messa». Don Fabiano Del Favero ha utilizzato il foglietto settimanale per informare dell’incremento dei costi dell’energia. «Informo senza chiedere, ma constato che la risposta generosa è immediata», afferma.
Don Andrea Constantini, parroco in Fodom, ha più di 10 chiese da riscaldare. «La Pieve di Livinallongo, in tempi normali ci costa dai 5 ai 6 mila euro di riscaldamento. Quella di Arabba, 4 mila circa. Mi preoccupa l’aumento. Mi sto consultando con alcuni albergatori per capire qual è il momento giusto per fare il carico, in modo da risparmiare qualcosa».
Di sabato, a Pieve, la messa viene celebrata in cappella, non nella pieve più grande. Nelle dieci frazioni, le chiese, che dispongono tutte di caldaia a gasolio, vengono aperte due volte al mese per le celebrazioni infrasettimanali. «È evidente che i nostri fedeli sanno già che devono presentarsi alla messa ben imbottiti, perché la temperatura che trovano sarà solo… tiepida».
Constantini si dice convinto che la Conferenza episcopale italiana interverrà, a tempo debito, con contributi alle parrocchie per abbattere i costi. «La mia gente è generosa, quando si presenta il bisogno, interviene con disponibilità. Ma io», afferma don Andrea, «non me la sento proprio di chiedere aiuto. So già che tante, troppe famiglie faticano, risparmiano perfino nel riscaldamento; come possiamo chiedere loro ulteriori sacrifici». Don Andrea ne parlerà anche al vescovo, che salirà a Pieve di Livinallongo sabato per la cresima.
Dall’altra parte della provincia, a Tambre, don Ezio del Favero si prepara a fare le valige. Il vescovo lo ha destinato ad Auronzo. «In chiesa celebro una volta alla settimana, la domenica, quindi i costi del riscaldamento sono contenuti. Ma la parrocchia di Tambre ha la fortuna di gestire una scuola paritaria dell’infanzia. E abbiamo una doppia fortuna: possiamo contare sul teleriscaldamento del Comune, per cui i costi sono davvero contenuti. Altrimenti…». Altrimenti? «Non so se riusciremmo a farcela», risponde don Ezio, pensando, da assistente della Fism, alle altre scuole materne.Francesco Dal Mas
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