«Meno imposte alle imprese», il rilancio del Bellunese nei programmi per la Camera dei Deputati
I candidati si sfidano sui problemi dell’economia, dell’energia e del clima. Le visioni si dividono tra chi ha uno sguardo green e chi ripropone il nucleare. Ecco chi corre nel Bellunese
Irene Aliprandi
Cinque candidati a confronto. Sono il clima, l’energia e le imprese i temi proposti ai candidati del collegio uninominale della Camera: Ingrid Bisa (centrodestra), Maria Teresa Cassol (centrosinistra), Elena Quaranta (M5S), Marco Griguolo (Azione) e Daniele Trabucco (Italexit). Sulla scheda rosa della Camera, gli elettori bellunesi troveranno anche Francesco Furlan (Alternativa per l’Italia), Carolina Patierno (Italia Sovrana), Maria Francesca Salvador (Vita) e Carlotta De Longhi (Unione Popolare).
CLIMA
Tutti d’accordo: in montagna il cambiamento climatico ha effetti più rapidi e drammatici. «È fondamentale aumentare la produzione di energia verde», afferma Cassol: «un ruolo importante avranno le comunità energetiche, una rete di famiglie, aziende, istituzioni che produrranno e condivideranno l’energia prodotta coi pannelli fotovoltaici».
Per Trabucco: «Le montagne sono le sentinelle dei cambiamenti climatici. Come Italexit agiremo con politiche ad hoc affinché boschi e suolo stocchino la maggiore quantità di CO2 sottraendola all’atmosfera. Va inoltre tutelata ed incrementata la biodiversità».
«Contrastare gli effetti del cambiamento è vitale per realtà come la nostra», ricorda Griguolo. «Abbiamo proposte che riguardano la crisi idrica, l’economia circolare e la transizione ecologica. Oltre ad operare sul piano energetico, dobbiamo intervenire sui settori che maggiormente influiscono sulle emissioni. Vogliamo ridurre l’impatto del trasporto merci e diminuire l’uso di mezzi privati inquinanti, aumentando metropolitane e tramvie e svecchiando i veicoli su gomma. Fondamentale sarà poi investire nel teleriscaldamento, nella rete idrica, nella depurazione e nel trattamento dei rifiuti».
«Per il sistema energetico del nostro Paese», evidenzia Bisa, «occorre agire per ridurre l’elevata dipendenza energetica e delle materie prime, per ampliare il mix energetico, per diversificare le fonti di approvvigionamento, per rafforzarne la sicurezza e la resilienza, per potenziare le interconnessioni delle reti con gli altri paesi, per promuovere la concorrenza in un quadro normativo certo e stabile».
Secondo Quaranta: «Serve agire subito per ottenere al più presto un cambiamento strutturale nel mix di fonti energetiche a favore delle rinnovabili. Bisogna arrivare alla progressiva decarbonizzazione, puntando sull’efficientamento e la riduzione dei consumi. Nel contempo, va favorito l’assorbimento della CO2 da parte dei suoli forestali e agricoli e delle aree marine, anche con l’istituzione di nuove aree protette. Le aree boschive montane vanno considerate come beni essenziali».
ENERGIA
La preoccupazione per i costi dell’energia è, in questo momento, la più allarmante. «Per trovare rimedio al caro energia è necessario innanzitutto uno scostamento di bilancio», afferma Griguolo. «Dobbiamo agire ora perché intervenire in un secondo momento costerà molto di più in termini di cassa integrazione, sussidi di disoccupazione e reddito di cittadinanza. È poi indispensabile raggiungere l’indipendenza dal gas russo e per questo riteniamo necessario completare la costruzione di due rigassificatori, aumentare la produzione di gas nazionale riattivando gli impianti già esistenti, incentivare l’energia rinnovabile per autoconsumo e includere il nucleare nel mix energetico. Gli extraprofitti prodotti dalle centrali idroelettriche rimangano sul territorio».
Per Bisa, bisogna: «Accelerare meccanismi gas release (maggiore produzione nazionale di gas naturale da assegnare a prezzi calmierati, con procedure gestite dal GSE, ai settori industriali esposti al caro energia e a rischio di chiusura) e energy release (servizio di ritiro e di acquisto di energia elettrica prodotta da impianti a fonti rinnovabili da parte del Gse e successiva cessione a tariffe calmierate prioritariamente ai clienti industriali, alle piccole e medie imprese), anche valutandone dei potenziamenti, in modo da dare un beneficio temporaneo alle imprese e delineare un quadro strutturale virtuoso tale da sviluppare la produzione di energia rinnovabile e supportare uno sviluppo decarbonizzato dell’industria».
Trabucco avverte: «Il caro bollette non è un fatto ineluttabile, ma una precisa scelta politica di questo governo che lo ha generato ed agevolato grazie ai partiti che lo sostengono. Le sanzioni alla Russia ci si sono ritorte contro e la speculazione è solo una faccia della medaglia. Chiediamo uno scostamento di bilancio non inferiore ai 35 miliardi».
«Bisogna ragionare sul risparmio energetico e su strutture meno energivore», dice Cassol. «Per contrastare l’emergenza, intendiamo introdurre un tetto al costo dell’energia elettrica; pensiamo anche ad un contratto bolletta luce sociale per le famiglie a basso reddito e le microimprese con energia prodotta da fonti rinnovabili e gratuita fino a 1350 KWh/anno per famiglia, circa la metà del consumo medio, e con tariffe calmierate per la quota restante. Per le imprese, infine, raddoppio del credito di imposta».
«Servono meccanismi per la definizione del prezzo dell’energia», afferma Quaranta, «in parte finanziati tramite una tassazione supplementare sugli extraprofitti dei colossi energetici. Intendiamo anche potenziare il nuovo strumento del Fondo Ets per le imprese energivore. Ma anche sulle bollette si potrebbe fare di più, azzerando molti balzelli».
IMPRESE
Più variegate le proposte per le imprese. «Serve una minore pressione fiscale sulle imprese, e sul lavoro», afferma Quaranta, «con particolare attenzione ai processi di innovazione e formazione. Puntiamo al credito d’imposta per promuovere investimenti finalizzati alla trasformazione tecnologica e digitale dei processi produttivi, e la leva della premialità fiscale».
Secondo Bisa la priorità è ridurre i costi dell’energia a carico delle imprese: «Bisogna ricostruire una filiera nucleare industriale nazionale, sostenere lo sviluppo e la diffusione del geoscambio e introdurre strumenti incentivanti al risparmio energetico con sovvenzioni e detrazioni fiscali».
Questione di infrastrutture, invece, per Cassol: «In un territorio come il nostro, sono fondamentali i collegamenti, fisici e digitali, per mettere le nostre imprese in grado di competere con le concorrenti. Vanno sostenute le start-up promosse dai giovani, va rafforzato lo smart working e il co-working. Tornando alla questione energetica, vanno introdotti dei coefficienti territoriali per gli aiuti: viviamo in un territorio dove già ora le temperature si sono abbassate. Infine, in tutti gli incontri che ho avuto con rappresentanti dei diversi settori, è emersa unanime la richiesta di semplificare la burocrazia».
«Le imprese rappresentano uno dei motori della nostra economia», ricorda Griguolo, «sia a livello nazionale che a livello regionale. Sarebbe quindi ingiusto non prestare attenzione soprattutto in aree dove spesso è complicato lo svolgimento delle attività. Già con il Ddl sulla montagna si era reso evidente quanto fosse importante prevedere concretamente il sostegno alle imprese. Per sostegno intendiamo: agevolazioni finanziare, Incentivi per investimenti finalizzati a migliorare la redditività, la competitività e la sostenibilità delle aziende (soprattutto del settore agricolo), attuazione di politiche volte a potenziare e sviluppare la connessione tra territorio e azienda. Diversi infatti sono stati in questi anni gli interventi di sviluppo di queste strategie. Solo per citare alcune strategie messe in campo in questi anni: Pac, Psr e i relativi bandi. Diventare imprenditori nel proprio territorio non dovrebbe essere mai vissuto come un ostacolo insormontabile, ma anzi, dovrebbe essere motivo di orgoglio, per questo bisogna mettere in campo una politica che conosca bene la situazione e che sappia sfruttare tutti gli strumenti regionali, nazionali ed europei a disposizione».
Infine, Trabucco prende spunto dalla Costituzione che ha previsto anche il sostegno all’impresa: «L’idea è quella, sfruttando le potenzialità dell’art. 44, comma 2, della Costituzione vigente che affida alla legge di porre in essere provvedimenti a favore delle zone montane, di istituire un’area caratterizzata da importanti agevolazioni fiscali. Lo vedo un primo passo per il riconoscimento concreto di una vera autonomia montana»
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