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Morì falciata a Fonzaso: chiesto il rinvio a giudizio dell’automobilista

L’incidente avvenne nel novembre dell’anno scorso, nell’impatto Emilia Santurini fu sbalzata oltre la recinzione di un’azienda

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Il pubblico ministero ha chiuso le indagini e chiesto il rinvio a giudizio del pirata della strada che, nel novembre 2021, investì e uccise Emilia Santurini, 63 anni di Fonzaso, mentre passeggiava a lato della strada in via Fenadora. I familiari della vittima si sono affidati a Giesse Risarcimento Danni, gruppo specializzato nella tutela dei familiari delle vittime di incidenti stradali mortali, e stanno seguendo il processo in aula tramite l’avvocato Nives Zanon. L’udienza preliminare, in Tribunale a Belluno, è stata fissata per il 27 ottobre.

«La famiglia è ancora dilaniata dal dolore – commentano Marco Merotto e Gennaro Pisacane, di Giesse Risarcimento Danni – Alla drammaticità dell’evento, quella sera, si aggiunse infatti anche la condotta sconsiderata e immorale dell’automobilista che falciò la donna, scaraventandola al di là di una recinzione alta 165 centimetri, e fuggì senza prestarle soccorso. Emilia morì soltanto in un secondo momento, nel cortile dell’azienda, a causa delle gravi ferite riportate a seguito dell’investimento».

Tutto inizia la mattina del 16 novembre 2021 quando la dipendente di un’azienda in via Fenadora chiama i carabinieri, raccontando di aver trovato il corpo senza vita di una donna all’interno del cortile. Gli inquirenti scoprono che si tratta di Emilia Santurini, la cui scomparsa era stata denunciata dal marito la sera precedente. Partono le indagini. Dai numerosi rottami trovati sul luogo dell’incidente, i carabinieri risalgono al modello dell’auto, una Ford Fiesta, e incrociando i dati nel sistema scoprono il proprietario, un 24enne feltrino che lavora in un’azienda della zona. Il giovane ammette l’incidente, spiegando di aver preso un palo e un muretto la sera prima, ma la versione non viene ritenuta credibile. Grazie alle telecamere presenti in zona - che non inquadrano il luogo dell’incidente ma solo il passaggio della donna e poi del mezzo - si riesce a risalire all’ora del sinistro, 18.54, e alla velocità stimata dell’auto, 54 km/h. Il pm, inoltre, chiede una perizia informatica sul cellulare del ragazzo che rileva uno scambio di messaggi tra le 18.48 e le 18.51. Elementi che, tuttavia, non vengono ritenuti fondamentali ai fini dell’indagine, tant’è che nel capo d’accusa non se ne fa menzione.

Il consulente tecnico del pm, l’ingegner Andrea Calzavara, conclude in questo modo: «Non è plausibile che l’indagato in normali condizioni psicofisiche, per quanto presumibilmente distratto alla guida, possa non aver avuto consapevolezza dell’avvenuto investimento». Il pubblico ministero, quindi, ha chiesto il rinvio a giudizio del giovane per omicidio stradale, fuga e omissione di soccorso. Si attende ora la decisione del giudice.

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