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Trovata la roccia: la chiesa di Valle di Cadore è salva

Campane a festa venerdì nel giorno della festa di San Martino: «È un miracolo del patrono»- Il basamento solido permetterà di ancorare l’edificio sacro

Francesco Dal Mas
2 minuti di lettura

Il miracolo di San Martino, all’antivigilia della festa. «Si avvicina San Martino ed io oggi ti guardo con gioia. Bella sei è bella resterai. Abbiamo trovato la roccia. Evviva». È il significativo post di esultanza del sindaco di Valle di Cadore, Marianna Hoffer, nel primo pomeriggio di ieri. Il riferimento è alla chiesa del patrono di Valle, San Martino, appunto, e alla rupe fragile che la sostiene.

«Questa mattina, improvvisamente, ad una profondità che nessuno ancora immaginava, l’impresa che sta mettendo in sicurezza il colle ha scoperto finalmente la roccia su cui poggiare i pali di sostegno. Siamo a 20 metri dal livello dell’edificio di culto», fa sapere il sindaco.

Solo un anno fa si temevano profondità ben maggiori. La prima telefonata il sindaco l’ha fatta al vescovo Renato Marangoni, dicendogli: «Don renato, questo è un autentico miracolo del nostro patrono. E per ringraziarlo le chiedo di far suonare le campane a festa l’11 novembre». «Non ci sono problemi. Immagino che il parroco don Alessandro, sarà d’accordo».

Ma Hofer si è spinta anche oltre, con il vescovo. «Rintengo che per il prossimo Natale la chiesa sarà finalmente rimessa in sicurezza. Certo che per entrare e celebrare bisognerà riportare tutti gli arredi. Quindi il mio augurio, che è anche quello delle nostre comunità, lei possa venire a celebrare la Pasqua qui a San Martino».

Il vescovo non è rimasto sorpreso di tanto entusiasmo, perché Marianna Hoffer si è sempre dimostrata molto sensibile al tema, escludendo – fin da quando fu costretta a chiudere la chiesa – che questa dovesse rimanere inagibile.

Ed ecco il motivo della seconda telefonata. «L’ho fatta all’assessore Giampaolo Bottacin, perché senza il contributo della Regione oggi non saremmo qui a festeggiare», dice Hofer. Bottacin ha infatti reso disponibili un milione e 100 mila euro, la cifra che si sta mettendo a frutto imbragando il colle. La roccia trovata ieri potrebbe addirittura salire in altezza mano a mano che il cantiere procederà verso ponente. Pare, infatti, che il movimento roccioso sia in risalita.

L’allarme cedimento dello storico edificio risale ancora all’inizio dell’anno scorso, quando venne isolato tutto il sito. Era il 12 febbraio 2021. In maggio venivano spente anche le campane, fatte suonare solo per l’arrivo del nuovo parroco, don Alessandro Coletti.

Le opere di consolidamento, che nel passato avevano visto la posa di palificazioni che ancoravano ad una base più solida la parte dell’abside e del campanile, la zona più a rischio, risultavano scoperte e in parte compromesse. Il sindaco spiegava che c’era stata un’accelerazione del fenomeno, riavviatosi dopo Vaia.

In questo anno e mezzo le funzioni sono state spostate al teatro Antelao: le altre chiese sono troppo piccole. Il fenomeno è simile a quello della Busa del Cristo a Perarolo. «La Regione ha ritenuto suo dovere intervenire», ha dichiarato l’assessore Bottacin, «perché, come nel caso di Perarolo, questa è una situazione di rischio che riguarda una intera comunità, anche se qualcuno non ha voluto capirlo. La chiesa non è un bene privato, ma comunitario; in essa s’identifica la valle intera, credenti o no che siano. È un patrimonio storico ed artistico. Non c’era ragione per girarsi dall’altra parte». E questa disponibilità il vescovo stesso l’ha ben capita.

Raddoppiata l’imbrigliatura del colle, si tratterà di provvedere all’arredo esterno, di mitigazione ambientale. Poi la chiesa sarà riaperta per riportarci altari, stature, tele, banchi. «La Pasqua di risurrezione sarà festeggiata a San Martino. Almeno così voglio sperare», conclude Hoffer.

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