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Morto nello schianto con un Tir a Quero: chi era Totò Stefani, stimato in campo e fuori

Intraprendente e volitivo, dopo aver completato gli studi si era subito reso indipendente: prima dell’impiego alla Vipa, una stagione nella Fabbrica di Birra Pedavena

Roberto Curto
Aggiornato 1 minuto di lettura

Salvatore Stefani, il ventenne morto nello schianto sulla Feltrina, era pilone per il rugby Feltre

 

Un pilone sul campo da rugby, lo zoccolo duro della mischia. Fuori, un giovane sempre attivo, pieno di intraprendenza e di buona volontà, determinato a costruirsi il futuro un pezzetto alla volta. Questo il ritratto di Totò, così lo chiamavano tutti quelli che gli erano amici. Ed erano tanti, perché lui, ovunque passasse lasciava un segno positivo, un ricordo fatto di bonarietà, di gentilezza, di positività. Un atteggiamento che non gli impediva di difendere con puntiglio il proprio punto di vista, sui temi e nelle cose nelle quali credeva.

A scuola, come nel lavoro, così nel Rugby Feltre, Salvatore Stefani sapeva tessere relazioni tanto semplici quanto forti e salde. Mai una parola fuori posto, ma sempre a disposizione se c’era da dare una mano. Terminato il cammino scolastico all’Istituto agrario “Della Lucia” con il diploma, Salvatore quest’anno aveva lavorato come stagionale nella Fabbrica di Birra Pedavena, dove si era fatto apprezzare per la laboriosità e l’impegno.

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Ogni giorno anche il titolare della Birreria, Lionello Gorza, lo vedeva nella sala degli elefanti che a mezzogiorno è adibita a mensa aziendale: «Un ragazzo educato, mai arrogante. Fossero tutti così i giovani», afferma intristito l’imprenditore. E una volta terminato il contratto a Pedavena, eccolo rimettersi subito in gioco e trovare lavoro alla Vipa, l’azienda per la quale anche oggi era in giro con il furgone per consegnare i pasti caldi nel Basso feltrino e nell’Alta marca Trevigiana.

La patente di guida l’aveva ottenuta l’anno scorso, fino ad allora erano stati gli amici più grandi o qualche dirigente del Rugby Feltre a scarrozzarlo di qua e di là dove necessario. Ma Totò aveva le idee chiare e non aspettava certo che fossero gli altri a tendergli la mano per un aiuto. Lui si muoveva, lui faceva, lui si dava da fare. 

Nel rugby Feltre aveva una sorta di seconda famiglia, perché la sua, quella alla quale voleva sempre bene, era a Mogliano Veneto. Cresciuto nelle giovanili della squadra granata fino ad approdare quest’anno in prima squadra, protagonista assieme ai compagni della super partenza nel campionato di serie B che ha proiettato il Rugby Feltre in cima alla classifica.

La notizia della disgrazia ha letteralmente travolto l’ambiente, gettando nella disperazione tutta la società, a cominciare dai compagni di squadra che assieme a Salvatore condividevano la fatica degli allenamenti, la durezza delle battaglie in campo, la gioia delle vittorie e l’allegria del “terzo tempo”. 

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