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La protesta dei giovani cadorini: «Noi attivi ma inascoltati»

La Consulta è in funzione da tre anni, ma con pochi frutti: «Mortificati dall’assenza di dialogo e di fruttuosa collaborazione». I sindaci: «Noi a disposizione pur tra mille difficoltà»

Gianluca De Rosa
3 minuti di lettura

«Siamo sicuri che il Cadore sia un posto per giovani?»: è quanto si chiede la Consulta Giovani del Cadore, costituitasi tre anni fa con l’obiettivo di offrire la propria visione ad un territorio alle prese con la piaga dello spopolamento.

«Abbiamo deciso di guardarci in faccia e tracciare un bilancio che oggi non può che essere negativo», ha fatto sapere il direttivo guidato dal presidente Mattia Baldovin e composto da Chiara Zandegiacomo Bonel, Luca Sposato, Lorenzo De Meio, Paolo Riva, Giulia ed Elena Quariglio con voce univoca a per voler rafforzare simbolicamente il grido d’allarme.

I sindaci, dal canto loro, dsi difendono: «Noi a disposizione, ma qui siamo ogni giorno in trincea».

«Noi giovani Poco considerati» 

Sul banco degli imputati la mancanza di considerazione, da parte di amministrazioni ed enti locali.

«La nostra non è una polemica ma la constatazione che, nonostante tante buone parole, di fatti ne abbiamo visti ben pochi. Sentiamo ripetere spesso che i giovani sono fannulloni, non hanno voglia di fare, di mettersi in gioco, non mostrano interesse e non si impegnano per il bene del proprio territorio. La Consulta è nata per dimostrare l’esatto contrario ma se ad un certo punto ci ritroviamo a parlare ai muri non è colpa nostra se poi i giovani decidono di abbandonare il Cadore trasferendosi altrove».

La disamina parte da un momento ben preciso, vissuto sulla loro stessa pelle.

«Ogni ragazzo, alla fine del proprio percorso scolastico, si pone la domanda: “Adesso cosa faccio? Resto o vado?”. Alcuni non hanno mai avuto dubbi, altri non sanno darsi una risposta. La Consulta ha provato a darle per loro. Ci sentiamo dire che di fondi a disposizione ce ne sono, ma poi il sistema si impantana e dalle parole non si arriva mai ai fatti. Abbiamo interpellato tutti in questi tre anni tutti. Abbiamo sempre trovato porte aperte ma poca considerazione, salvo qualche benevola eccezione».

Cosa chiedete agli amministratori locali?

«Non soldi o almeno non solo quelli. Non è una questione di elemosina la nostra, anche se sul nostro conto oggi ci sono appena cento euro. I giovani ci sono ed hanno voglia di mettersi in gioco. Da soli però possono poco. Hanno bisogno di una guida. Noi nel nostro piccolo ci siamo mossi con l’intento di fungere da mediatori tra il territorio e le amministrazioni. Con umiltà ed entusiasmo. Ma oggi ci sentiamo mortificati di fronte all’assenza di dialogo e collaborazione. La buona volontà e l’entusiasmo non bastano per concretizzare i sogni, ancor più se si tratta di ambiziosi cambiamenti ritenuti a nostro avviso fondamentali per rilanciare il territorio. Non è possibile fondare ogni speranza sul volontariato perché la linea di confine tra il volontariato ed il lavoro è davvero sottile. Trasformare il ricorso al volontariato in nuove opportunità di lavoro o di crescita professionale potrebbe essere già un bel passo».

Che messaggio ai “grandi” ?

«L’invito è incontrare i giovani, vivere i loro disagi, coglierne i suggerimenti ed investire sulla loro energia. Tutto affinché le loro idee non vengano mortificate dai silenzi»

La replica degli amministratori

«La Consulta dei Giovani dell’Alpago, esistente da tanti anni, è un esempio da perseguire. Ho avuto modo di conoscerli da vicino. A fronte di un contributo economico elargito da tutti i Comuni del territorio si è fatta carico di un servizio importantissimo di vicinanza e sostegno alle persone con disabilità». Parole di Giuseppe Casagrande, sindaco di Pieve di |Cadore,  che a sua volta avanza una proposta ai ragazzi della Consulta Giovani del Cadore. «Se sono interessati, anche domani mattina gli sottopongo una co-gestione della biblioteca comunale. Apprezzo l’impegno e l’entusiasmo, ma servono progetti concreti da perseguire».

Non solo Pieve: la risposta degli amministratori locali all’amarezza dei giovani cadorini della Consulta qual è?

«Purtroppo, ancor di più oggi con i tempi che corrono, serve concretezza», spiega Marianna Hofer,  sindaco di Valle di Cadore, «siamo amministratori di piccoli paesi di montagna, alle prese con difficoltà di ogni tipo. Comprendo lo stato d’animo dei ragazzi, ma il mio personalissimo pensiero di sindaco di Valle è rivolto a come gestire il piano neve, a come far fronte alle difficoltà interne dettate dalla mancanza in organico di un ragioniere. Piccoli esempi utili a capire in che condizioni lavoriamo. Situazioni che non lasciano spazio alle idee. Non è tempo di utopia, è tempo di concretezza. Se i ragazzi della Consulta hanno progetti concreti da iniziare e portare a termine io sono pronta ad ascoltarli. Vengano da me con un’idea ben precisa da perseguire, la mia porta è aperta».

Aperta è anche la porta del Comune di Vigo di Cadore dove il sindaco Silvia Calligaro ha più volte già ospitato i ragazzi della Consulta. «Posso dire di avere un colloquio costante con i ragazzi della Consulta ma, anche loro come tutti, devono comprendere che qui siamo in trincea. Personalmente ho dato loro la massima disponibilità nel mettergli a disposizione tutte le strutture comunali possibili, di cui possono avere bisogno. Sanno che se vogliono organizzare corsi a tema, magari destinati ad altri giovani come loro, hanno già la mia disponibilità nel mettergli a disposizione gratuitamente le nostre strutture. Questo è quello che, nel concreto, in questo momento siamo in grado di fare».

A proposito di soldi, l’aiuto del Comune di Calalzo, rappresentato dal sindaco Luca De Carlo si è rivelato fondamentale per la costituzione della Consulta in associazione di promozione sociale, che nei giorni scorsi ha avuto un colloquio con la rinnovata giunta comunale di Auronzo e che nel mese di dicembre (data ancora da stabilire) terrà un incontro con la cittadinanza del Comelico, in collaborazione con il sindaco Marco Stanuovo Polacco e l’amministrazione comunale di Comelico Superiore, nei locali del museo Algudnei. —

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