Pomeriggio tinto di nerazzurro con l’autobiografia di Bordon
L’ex calciatore ha presentato la sua autobiografia, “In presa alta”, scritta a due mani con l’autore feltrino Jacopo Dalla Palma
D.D.
Tredici anni di militanza in maglia nerazzurra, tra il 1970 e il 1983, conditi da due scudetti e da due Coppe Italia. Altrettanti con quella della nazionale, che gli sono valsi i mondiali di Spagna, nel 1982 da terzo portiere di riserva, e quello del 2006, in Germania, da preparatore dei portieri nello staff di Marcello Lippi. Una lunga carriera quella dell’ex calciatore dell’Inter, Ivano Bordon, che ieri pomeriggio, al centro culturale di Santa Giustina ha presentato la sua autobiografia, “In presa alta” , edita da Caosfera e scritta a due mani con l’autore feltrino Jacopo Dalla Palma. Un tuffo nel passato, costellato di vittorie e sconfitte, sul campo come nella vita, che hanno contribuito a farlo crescere, fino ad affermarsi ai vertici.
Il settantunenne, nato a Marghera nel 1951, ha raccontato ai tifosi dell’Interclub Fener (organizzatore dell’evento) un primo aneddoto sul suo approdo all’Inter, all’età di 14 anni, che lo ha fatto commuovere. «Mi fecero fare un provino» ha ricordato Bordon, «al termine Italo Allodi, membro della dirigenza, mi comunicò che mi avrebbero preso. Ero con mio padre. Giocare nell’Inter avrebbe significato andare via di casa, ed io ero giovane. Risposi allora “sono juventino”.
Il club comprese il mio stato d’animo e, con un sorriso, mi disse che avrei potuto tornare a casa spesso. La prima volta che partii, invece, non ci tornai per sei mesi. Quel giorno, quando arrivammo a casa in treno, mia mamma apri la porta. Fu allora che mio padre esclamò: “Siamo interisti” . E da lì iniziò la mia carriera».
Soprannominato “pallottola” per la velocità, Bordon ha poi condiviso i ricordi di infanzia, con il sogno di comprare la prima bicicletta, che costava troppo e che lo aveva portato a lavorare un periodo in fabbrica. Tra i suoi miti Roberto Anzolin, Lido Vieri e Dino Zoff. Sulla nazionale dell’82: «Dopo le critiche e le difficoltà del girone eliminatorio, ci unimmo. Penso che nessuno ci avrebbe fermato. Con i suoi gol, Paolo Rossi ce l’ha poi fatto vincere».
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