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Safilo di Longarone a rischio chiusura: scatta lo sciopero di otto ore

I sindacati hanno incontrato i dipendenti per spiegare la situazione. «Siamo pronti a dare battaglia»

Aggiornato alle 2 minuti di lettura

Il segretario della Filctem Marra con le lavoratrici di Safilo Longarone in sciopero 

 

Due ore di assemblea e otto di sciopero: partita la controffensiva dei sindacati di categoria all’indomani delle parole dell’amministratore delegato di Safilo Angelo Trocchia che ha definito non più strategico il sito di Longarone. Ma la presa di posizione non finirà qui. Nelle prossime ore ci sarà un incontro del comitato dei sindacati italiani di Safilo per decidere quali azioni intraprendere da qui in avanti. La parola d’ordine è chiara e precisa: «Safilo a Longarone non chiude». 

Safilo di Longarone verso la chiusura: i fischi all'arrivo dei vertici aziendali

Nelle prime assemblee di oggi, venerdì 27 gennaio, tra i lavoratori oltre alla delusione e all’amarezza, tanta la rabbia «per essere stati presi in giro in questi anni quando con l’accordo del 2019 ci avevano detto che con i 400 tagli la situazione si sarebbe stabilizzata. E invece non è così. E ora ci dicono che non siamo più strategici», dicono i lavoratori all’uscita dalla fabbrica e in qualcuno si sente la voce rotta dalla delusione

Safilo Longarone verso la chiusura? La rabbia degli operai all'esterno della fabbrica

Alle assemblee oltre alle rsu e ai sindacati provinciali anche qualche esponente di categoria regionale. «Ricordiamo che questo stabilimento  è stato costruito grazie ai fondi del Vajont, quindi sulla pelle di chi è morto in quella tragedia, e ora si vuole spazzare via tutto facendola pagare a chi resta. Se Safilo non vuole più produrre in Italia  deve cambiare anche il proprio nome visto che quella “i” di Safilo significa Italia».

Intanto dai sindacati regionali di categoria arriva una nota molto dura, e non poteva essere altrimenti, nei confronti della proprietà: «L’incontro ha aperto uno squarcio sia nelle relazioni industriali che nei contenuti. L’azienda ha dimostrato un atteggiamento di mancanza di rispetto nei confronti delle lavoratrici e dei lavoratori e del territorio poiché nei precedenti incontri proprio l’azienda aveva sempre rassicurato il sindacato sostenendo la tenuta o lo sviluppo di tutti i siti produttivi veneti. Riteniamo che questa sia una scelta ingiustificata, assurda e che risponde alla sola logica del profitto e di spregio assoluto nei confronti delle persone», scrivono in una nota.

«Avremmo dovuto discutere del futuro industriale degli stabilimenti della Safilo in Veneto, della difesa dell’occupazione e della salvaguardia delle professionalità, delle competenze delle maestranze. Invece ci troviamo di fronte anche al mancato rispetto degli impegni sottoscritti nel 2019 al Mise che stabilivano la gestione degli esuberi nei tre stabilimenti senza prevedere il disimpegno di Safilo Group Spa in nessuno dei tre stabilimenti in Veneto. Safilo, con questa decisione, va nella direzione di ritirarsi da Longarone e dal Paese poiché è prevedibile che nel tempo, questa scelta possa far perdere strategicità anche allo stabilimento di Padova e a quello di Santa Maria di Sala che già lavora per conto terzi per la Kering Eyewear Spa», dicono ancora  Michele Corso della Filctem Cgi, Stefano Zanon della Femca Cisl e Giampietro Gregnanin della Uiltec 

«Come Femca, Filctem e Uiltec ribadiamo che le scelte aziendali non possono ancora una volta ricadere esclusivamente sulle lavoratrici, sui lavoratori e sulla comunità salvaguardando soltanto le logiche del profitto aziendale legato alla quotazione in borsa. I sindacati sono disponibili a ripristinare una linea di confronto concreta e propositiva volta ad avviare fin da subito un percorso che coinvolga le istituzioni venete, l’imprenditoria dell’occhialeria, il Ministero delle Imprese e del Made in Italy e la comunità bellunese per affrontare questa grave situazione. Sin da subito attiveremo tutte le forme di mobilitazioni democratiche a sostegno dei lavoratori e per la difesa del patrimonio storico ed economico dell’occhialeria rappresentato dal sito di Longarone», concludono.

Ma le critiche oltre che ai vertici dell’azienda non sono mancate neppure nei confronti del sindaco di Longarone nonché presidente della Provincia, Roberto Padrin: «E’ ora che il sindaco e presidente della Provincia prenda posizione e faccia realmente qualcosa per questo stabilimento», dicono sia i sindacati che i lavoratori.

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