Ponte nelle Alpi, riacceso dopo 70 anni l’antico forno dei Zester per il pane dei bambini
I ragazzi della media di Canevoi hanno imparato a panificare raccogliendo testimonianze di fornai e anziani del paese
enrico de col
Gli studenti alla scoperta dell’antica tradizione della panificazione.
Nei giorni scorsi si è svolto infatti un progetto didattico alla scoperta dei vecchi forni per il pane. Per far rivivere quella che era un’importante attività economica e sociale del paese, la scuola media di Canevoi, guidata dalla dirigente Orietta Isotton, ha aderito all’iniziativa di riaccendere i vecchi forni nei cortili.
Si tratta di un’iniziativa nell’ambito del progetto “Io vivo qui” a cura della Fondazione Giovanni Angelini e della Fondazione Dolomiti Unesco.
Gli alunni della classe prima C, coordinati dai docenti Elisa Olivo e Federico Palazzin, con la preziosa guida di Marisa Fanna e la collaborazione di Luisa Menegaz, hanno potuto conoscere l’arte del fare il pane seguendo le tecniche di un tempo.
Nello storico panificio di Fiori Collazuol a Polpet, proprio dove anni fa altri studenti della stessa scuola realizzarono un graffito sul pane, hanno imparato le varie fasi di produzione, dalla ricetta all’impasto fino alla cottura finale. Mettendo di nuovo in funzione, dopo oltre settant’anni, il forno dei Zestèr, uno dei più vecchi del paese.
Durante la visita i ragazzi hanno intervistato i due storici panettieri, figli d’arte, Fiori Collazuol e Ivo Collazuol, proprietario di un altro panificio nel rione Santa Caterina, scoprendo quanto questo lavoro fosse allora così importante per la comunità.
Fondamentale durante l’esperienza didattica anche la testimonianza di Giancarlo Collarin, un anziano di Polpet, che ha raccontato i cambiamenti del paesaggio rurale, il lavoro delle donne nei campi, la coltivazione del frumento e scene quotidiane intorno alla vita dei forni.
«Con grande curiosità», spiegano i promotori, «gli studenti hanno messo le mani in pasta nel laboratorio di Fiori per poi cucinare le pagnotte nell’antico forno dei Zestèr, riscaldato due giorni prima per l’occasione. Come hanno potuto ascoltare, il lavoro del panettiere è un mestiere faticoso che si fa di notte e che s’impara solo con passione, dedizione ed esperienza. Grazie a quest’esperienza, i ragazzi hanno partecipato alla rinascita di un’antica tradizione, respirando come un tempo quel senso di comunità così vivo tra compaesani. Perciò si sono augurati che un giorno non lontano tutti possano riassaporare il profumo del pane cotto nei vecchi forni dei cortili».
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