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I genitori del baby imputato per rapina al market Ardivel: vorremmo incontrare la vittima e scusarci

Il primo passo del papà e della mamma di uno dei due minorenni a processo per il colpo di Ponte nelle Alpi è stata una telefonata

Gigi Sosso
Aggiornato alle 2 minuti di lettura
Franco Ardivel confortato dalla dipendente Bianca e da un cliente 

Scuse di cuore. Non c’è ancora un processo, tanto meno una sentenza di condanna, ma i genitori di uno dei due presunti rapinatori del negozio di alimentari di Ponte nelle Alpi hanno chiesto un incontro al commerciante Franco Ardivel.

Già il fatto che il loro ragazzo di 17 anni sia indagato dalla Procura dei Minori per un fatto così grave e si trovi detenuto nel carcere minorile di Bologna non li fa dormire e vorrebbero almeno scusarsi per quello che è successo la sera dello scorso primo dicembre.

Papà e mamma di M. hanno incaricato l’avvocato di fiducia Enrico Rech di chiamare Ardivel al telefono e fissare un appuntamento, a breve: «Siamo gente perbene, che è in Italia ormai da tempo e lavora per arrivare alla fine del mese», dicono tramite il loro legale, «era un po’ di tempo che ci stavamo pensando e abbiamo deciso così. Vorremmo scusarci per tutto quello che è successo, tanto per cominciare».

Il coltello e i cinque colpi

Il procedimento penale non c’entra niente. Le scuse non sono finalizzate a scongiurare il risarcimento danni. La posizione di M. è la più grave, nel fascicolo aperto per rapina pluriaggravata, perché sarebbe stato lui a chiedere l’incasso al negoziante, minacciandolo con un coltello da cucina e poi colpendolo per cinque volte tra la spalla e il braccio sinistro, mandandolo all’ospedale San Martino con almeno 60 giorni di prognosi.

Un cumulo di fatti 

E settimana dopo settimana, sul tavolo del pubblico ministero veneziano stanno arrivando altri fascicoli, tra resistenze a pubblico ufficiale e un caso di lesioni, all’esterno di una discoteca di Belluno.

Ci sarà quello che tecnicamente si chiama cumulo e la Procura non potrà non tenerne conto, al momento di chiedere una sentenza di condanna. Nel frattempo, il ragazzo di origine maghrebina rimane al “Pratello”, in attesa di giudizio.

I tempi della giustizia minorile sono molto più dilatati di quelli già lungi dell’ordinaria e l’imputato diventerà senz’altro maggiorenne. Questione di mesi, peraltro, per il calendario.

Il complice

Non ci sono state iniziative di questo genere, invece, da parte della famiglia del presunto complice Y. Che è sospettato di aver tenuto sotto la minaccia di una replica della famosa pistola Glock, Giorgio Rova e di averlo poi colpito con il calcio tra il mento e il labbro inferiore per una prognosi notevolmente inferiore, rispetto a quella dell’amico Ardivel. Soltanto dei punti di sutura, nel suo certificato medico.

L’avvocato veneziano di fiducia, Carlo Costantini ha scelto la linea del silenzio, dopo aver fornito le prime informazioni sulla destinazione iniziale del suo assistito sedicenne in una comunità di Tessera (Venezia).

Ma non dovrebbe essere cambiata la strategia di chiedere la messa alla prova al Tribunale, cioè un percorso educativo che prevede l’obbligo di fare il bravo d’ora in poi e anche solo di andare bene a scuola.

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