Il Bellunese Luca Reali alla guida di un progetto europeo. «Studierò gli effetti della fusione nucleare»
Il 31enne bellunese lavora all’UK Atomic Energy Authority e ha vinto un bando di ricerca promosso da Eurofusion
ivan ferigo
Un bellunese alla guida di un progetto europeo sulla fusione nucleare. Per due anni Luca Reali seguirà nel Regno Unito un lavoro di ricerca finanziato da un bando promosso da EUROfusion, il consorzio comunitario che si dedica a tale materia. Il 31enne ricercatore dell’UK Atomic Energy Authority – siamo a Culham, nell’Oxfordshire – insieme ad altri 10 giovani scienziati sparsi per l’Europa, cercherà di sviluppare idee e tecniche innovative per far avanzare la roadmap verso l’energia da fusione entro il 2050. Di cosa si occuperà tra 2023 e 2024, ce lo spiega il diretto interessato.
Come si è sviluppata la passione per questo tema?
«Fin da quando ero in Italia sapevo che volevo creare modelli matematici e fisici dei materiali. In Inghilterra ho scoperto quanto sia avanzata, interessante e importante la ricerca sui materiali sottoposti a radiazioni.
In Italia, per ovvie ragioni, questo campo è poco conosciuto. Mi piace soprattutto perché vi confluiscono fisica fondamentale, ingegneria applicata e scienza dei materiali».
Quale percorso l’ha portata al progetto europeo di ricerca che stai seguendo?
«Ho fatto il liceo scientifico Galileo Galilei a Belluno. Poi, all’Università di Trento, Ingegneria Industriale alla triennale e Ingegneria dei Materiali alla magistrale. Quindi ho vinto una borsa di studio per un master in “Teoria e simulazione dei materiali” a Londra.
Dopo un anno di master, ho proseguito, sempre all’Imperial College London, con un dottorato di tre anni che aveva come oggetto le leghe di zirconio usate nei reattori a fissione nucleare.
Infine, nel 2020 ho preso una borsa post-dottorato come ricercatore per la United Kingdom Atomic energy authority (Ukaea), in un laboratorio di fusione nucleare che si trova a Culham, un paesino molto piccolo a 10 chilometri da Oxford.
Qui è ospitato il reattore sperimentale Jet (Joint European Torus). Mi occupo di sviluppo di modelli matematici e simulazioni computazionali del danno da radiazione nei materiali al fine di migliorare le analisi strutturali sui componenti meccanici. Questo è stato anche l’argomento del bando europeo che ho vinto».
Di cosa si tratta?
«Di un bando emesso da EUROfusion, il consorzio europeo per la ricerca sulla fusione nucleare, cofinanziato dalla Commissione Europea tramite Euratom. EUROfusion bandisce ogni anno una decina di assegni di ricerca da destinare a giovani ricercatori entro due anni dal dottorato: gli EUROfusion Researcher Grants.
È interessante enfatizzare che su 11 ricercatori che hanno ricevuto questa borsa ci sono quattro italiani: due di questi l’hanno vinta per laboratori italiani, altri due all’estero: uno in Germania e io in Inghilterra. Oltre a me, gli altri connazionali sono Isabella Mario e Simone Siriano per l’Enea di Frascati e Marco Zanini del tedesco Max Planck Institute of Plasma Physics».
Come si svilupperà il lavoro?
«Il mio progetto, che ha vinto l’assegno per i prossimi due anni, si occuperà di integrare l’effetto delle radiazioni nei calcoli strutturali in vari componenti dei futuri reattori a fusione nucleare. Combinerà elementi di ingegneria meccanica e di scienza dei materiali. È un progetto che nasce in collaborazione con varie istituzioni.
La mia base per guidarlo nei prossimi anni è appunto l’Ukaea, poi ci sono quattro partner: l’Università di Oxford; due centri di ricerca in Germania, il Karlsruher Institut für Technologie e il Max Planck institute of plasma physics, il secondo con sede vicino a Monaco di Baviera, e in Italia il Consorzio Rfx a Padova.
Ognuno di loro porterà contributi diversi. Il software che sarà utilizzato è sviluppato da un laboratorio negli Stati Uniti, e quindi il partner finale con cui dovrò interfacciarmi sono i ricercatori nell’Idaho.
Io mi occuperò di mettere insieme i contributi dei diversi partner e laboratori, con l’obiettivo di capire come fare in modo che i software usati per calcolare lo stato di deformazione e di sforzo dei materiali riescano a incorporare gli effetti dei danni da radiazioni. Si tratterà, da parte mia, di visitare i vari laboratori, parlare con le persone che ci lavorano, chi più esperto di materiali, chi della progettazione meccanica, chi del trasporto di neutroni».
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