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Comitati della salute di Belluno in piazza: «Qui la sanità è depotenziata»

Il 15 aprile i bellunesi parteciperanno a Vicenza alla manifestazione regionale. «Smantellati servizi, la montagna necessita del servizio di emergenza-urgenza»

Paola Dall’Anese
Aggiornato alle 2 minuti di lettura
L'ospedale di Agordo: la sanità pubblica di Belluno è in affanno 

I comitati bellunesi per il diritto alla salute (dal Feltrino al Cadore e all’Agordino) e il Coordinamento veneto di sanità pubblica si preparano alla manifestazione regionale del 15 aprile a Vicenza.

A tal proposito, sabato 18 alle 17,30 all’ex Casa Rossa al Parco Mares di Ponte nelle Alpi ci sarà un incontro pubblico con cittadini, associazioni e sindacati locali, sindaci e rappresentanti della provincia di Belluno per parlare dei problemi della sanità bellunese. Saranno presenti Mariapina Rizzo del coordinamento veneto di Sanità pubblica e Tiberio Monari, referente della salute mentale della Fp Cgil Medici e dirigenti sanitari. Tra i relatori ci sarà anche l’ex consigliere regionale, Guido Trento.

«Negli ultimi decenni il diritto costituzionale alla salute si è affievolito, non sono state adeguatamente garantite alla popolazione le cure necessarie e sono aumentate le disuguaglianze», precisano i comitati, parlando di «difficoltà del sistema dei servizi socio sanitari bellunesi, conseguenza sia di una inadeguata programmazione, sia di precise politiche hanno contribuito a un suo progressivo depotenziamento. Un processo che dura da anni e non più accettabile».

Servizio di emergenza -urgenza

Il problema principale denunciato dai comitati bellunesi per la salute è l’eliminazione, con il nuovo Piano socio-sanitario veneto del 2012, della disponibilità continua del servizio di emergenza-urgenza in Cadore e Agordino: «Quei territori sono stati privati del rispetto della golden hour, esponendo la popolazione al rischio di morte in caso di traumi o patologie tempo dipendenti», sottolinea Trento.

«C’è chi punta sull’elisoccorso, ma l’elicottero è un servizio integrativo, non sostitutivo. Se piove, nevica, c’è nebbia o altro l’elicottero non vola: il suo apporto alla rete dell’emergenza è comunque condizionato».

Per i comitati bellunesi, «bisogna far tornare in questi ospedali le attività di chirurgia e cardiologia con reperibilità e notturni per garantire almeno le emergenze».

 Punto di primo intervento di Auronzo

I comitati puntano il dito anche contro la questione del Punto di primo intervento di Auronzo affidato a una cooperativa dal 2020 e la decisione della direzione dell’Ulss che nel 2022 ha pubblicato un bando per esternalizzare il servizio medico di emergenza-urgenza dei Pronto soccorso di Belluno, Feltre, Agordo e Pieve di Cadore. L’esternalizzazione dei servizi è uno degli elementi che i comitati denunciano come base del depotenziamento della sanità: «Pensiamo agli ambulatori di Pediatria e dei punti nascita di Belluno e Feltre affidati a cooperative per mancanza di professionisti», dicono.

La lista della cose che non vanno prosegue con gli interventi di senochirurgia che, trasferiti da Feltre a Belluno, hanno messo in difficoltà gli abitanti del Primiero. Una manovra che rischia di far saltare la convenzione con il territorio contermine, ma anche di far chiudere il reparto del Santa Maria del Prato.

«Va applicata», sottolinea Trento, « la delibera regionale del dicembre 2022 in cui è prevista la possibilità di eseguire gli interventi di senochirurgia a Feltre spostando i medici e non i pazienti. E poi il reparto feltrino dovrebbe rientrare nel dipartimento ospedaliero funzionale introdotto dalla Regione proprio per supportare questa necessità. Purtroppo la volontà della Regione è quella di togliere risorse a questo territorio, eliminando il differenziale montagna: è ingiusto non garantire a chi vive qui la possibilità di accedere ai servizi come a chi sta in pianura».

L’ultima denuncia che arriva dai comitati riguarda il servizio psichiatrico di diagnosi e cura, sospeso a Feltre nel 2020 per mancanza di medici. «Le strutture per la salute mentale sono inadeguate e mancano fondi per trovare immobili per le comunità alloggio e le comunità terapeutiche».

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