Anesin: «L’accoglienza è un’arte, l’alberghiero non è un ripiego»
La dirigente del Dolomieu: «Sarà fondamentale lavorare sull’informazione nelle medie»
Fdm
Solo per quanto riguarda gli alberghi, in Veneto sono 60mila i lavoratori impiegati, dei quali il 55% stagionali. E tra gli stagionali manca tra il 25 e 30% all’appello. Marco Michielli, presidente di Confturismo Veneto, ha una sua idea ben precisa in merito alle vie d’uscita possibili. «Per prima cosa – ha detto alla Nuova Venezia – dobbiamo professionalizzare le scuole alberghiere, che non possono più essere solo degli istituti scolastici in cui sono parcheggiati studenti che cercano in realtà una strada più facile per accedere poi alle università. Non vanno al liceo o ragioneria, scelgono la scuola alberghiera perché considerata più semplice. E questi, davvero tanti, non vanno poi a fare i cuochi o i camerieri negli alberghi».
In provincia di Belluno sono tre gli Istituti alberghieri: a Longarone, Cortina e Falcade. Ogni anno si trovano a sfidare il calo delle iscrizioni. Cortina e Falcade riescono a malapena a imbastire una classe prima ciascuno. Longarone ha 45 adesioni sulla carta, quindi riuscirebbe l’anno prossimo ad avviare due prime classi, la metà, comunque, di quelle degli anni più floridi. «È venuta meno la cultura della professionalizzazione, nella fattispecie quella agroalimentare», spiega la dirigente Violetta Anesin. «Si ritiene che fare il cuoco, il maitre e ogni altra professione dell’accoglienza sia un mestiere di ripiego. Invece è arte. Arte della ristorazione e dell’accoglienza, appunto. Di questo dovremmo convincere le famiglie, prima che gli insegnanti».
Ma come? Cominciando dalle scuole medie. «Arrivati in terza media i ragazzi non sanno come orientarsi e vengono convogliati verso i licei. Noi vogliamo provare a invertire questi percorsi, promuovendo le nostre professioni», anticipa Anesin, «fin dai banchi delle medie».
Ed ecco che il Dolomieu sta organizzando eventi, concorsi, rassegne per far vedere quanto siano interessanti queste attività, che esigono una precisa professionalizzazione. Oggi, invece, c’è troppa improvvisazione. Il Dolomieu ha ricevuto dal Pnrr uno stanziamento di 134 mila euro da investire in due anni contro la dispersione scolastica, quindi per il potenziamento della domanda. «Vogliamo lavorare sull’informazione precoce, sulla cultura», puntualizza ancora la dirigente. Tanto meglio se riusciranno a farlo i tre istituti insieme. «E ben venga anche l’eventuale Its agroalimentare», sospira di sollievo Anesin.
Nell’attesa che maturino nuove prospettive, che fare? «I flussi degli stranieri vanno riaperti», conclude Michielli, «perché abbiamo assoluto bisogno di manodopera. Penso ai lavoratori stagionali indiani o pachistani, che in Inghilterra sono molto richiesti perché seri e preparati, oltre che professionali. Noi dovremmo puntare soprattutto su Brasile, Argentina, i Paesi del Sud America in cui i giovani sono maggiormente predisposti ad apprendere la lingua italiana. Certo, dobbiamo poi fare in modo che salgano a bordo di un aereo e che arrivino fino a qui».
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