In evidenza
Sezioni
Magazine
Annunci
Quotidiani GNN
Comuni

De Bona: «Nevegal giocattolo per le élite, basta buttare soldi pubblici»

L’ex amministratore convinto che il privato debba farcela da solo «Si tenga il Campo scuola per i bimbi e la seggiovia per l’estate»

Alessia Forzin
2 minuti di lettura

«Il Nevegal è già costato troppo al Comune. Ora deve camminare sulle proprie gambe, basta contributi pubblici». È una posizione netta quella che esprime Giorgio De Bona, un passato da amministratore in città e memoria storica di tante vicende che hanno interessato il capoluogo. E proprio dalla storia, da quello che fu, parte il suo ragionamento sul Nevegal.

«Iniziò a svilupparsi negli anni Cinquanta e Sessanta ma il boom ci fu nel decennio successivo. Basta leggere il libro di Ducappa per ritrovare quello che sto dicendo, perché qua si è un po’ persa la memoria», premette. «Negli anni Settanta nacque la Sis, la società di gestione degli impianti. Al suo interno c’erano alcuni noti personaggi di Belluno. E il pubblico già allora sosteneva il Nevegal, perché quella storia mai è cambiata».

Cosa accadde poi? La Sis fallì. «Successe dopo le Universiadi. Perché fallì? Perché aveva 800 soci. Tanti bellunesi avevano comprato le quote perché possederle garantiva la possibilità di sciare gratis sul Colle. E quindi, dei 120 mila passaggi registrati in quegli anni, quando ancora nevicava bene, solo la metà erano di sciatori paganti. Il Nevegal era il giocattolo dell’élite cittadina, che veniva su, sciava e non si fermava neanche a bere un caffè sul piazzale».

Dalla Sis si passò alla Nis, «ma già allora si capiva che non c’era futuro per il Nevegal», continua Giorgio De Bona. «Le altre stazioni sciistiche della provincia investivano e crescevano, il Nevegal no, perché c’era la mano pubblica che ostacolava le operazioni. Abbiamo assistito a una lenta ma inesorabile débâcle e a un continuo dissanguarsi del Comune. Ora bisogna avere il coraggio di dire basta. Il Nevegal è già costato anche troppo al Comune».

Quindi basta a tutto? Impianti chiusi e tutti a casa per sempre? «No, io terrei aperta la seggiovia, ma in estate», risponde De Bona. «Bisogna pensare ad altre attività da fare sul Nevegal, che non siano necessariamente lo sci».

Gli impiantisti dicono che, però, è in inverno che si guadagna, in estate funivie e cabinivie vengono tenute aperte solo per dare un servizio che, nel migliore dei casi, va a pareggio. «Non si fanno i soldi né d’estate né d’inverno con gli impianti», dice De Bona. «Si lavora in perdita, sempre. E si deve smettere di buttare soldi pubblici sul Nevegal. Questa città ha altre priorità. È mai possibile che per il Nevegal i soldi si trovino sempre, mentre non si trovano per riparare le strade e i marciapiedi? Il Nevegal è il giocattolo dei soliti noti della city, non ha senso tenerlo in piedi».

De Bona apre però (ma solo) ai bambini che sul Colle imparano a sciare, e che altrimenti dovrebbero andare fino ad Alleghe o Zoldo. «Per i bambini si può continuare a dare un servizio in inverno», conclude. «L’impegno per tenere aperto il Campo scuola è ben diverso da quello richiesto per aprire le altre piste e far funzionare la seggiovia».

«Io dico che bisogna smettere di buttare soldi pubblici sul Nevegal», conclude. «Poi se il privato vuole andare avanti, lo farà. La sistemazione del piazzale, pagata con fondi Pnrr e quindi soldi pubblici anche quelli, sia l’ultimo intervento del pubblico sul Colle, perché serve una messa in sicurezza. Anche se continuo a pensare che una bella piazza serva a poco senza i negozi... ma tant’è».Alessia Forzin

I commenti dei lettori