In evidenza
Sezioni
Magazine
Annunci
Quotidiani GNN
Comuni

Due milioni di sciate, la Val di Zoldo festeggia: in cantiere la nuova seggiovia “delle Coste”

L’amministratore delegato Verardo: il panorama non basta, per far funzionare la ski area serve una gestione imprenditoriale

Stefano Vietina
4 minuti di lettura

Sciare tra il Pelmo e il Civetta, due fra le montagne più iconiche delle Dolomiti. «Un tempo bastava questo ad attirare gli appassionati della pianura; oggi non più – dice Lorenzo Verardo, vice presidente e amministratore delegato della società Funivie ValdiZoldo – Un buon panorama è necessario, e noi per fortuna lo abbiamo, ma ci vuole anche una gestione imprenditoriale degli impianti di risalita. È ciò che rende competitiva un’area e garantisce continuità all’attività, con ricadute positive per la comunità di riferimento».

Un nuovo Cda

Imprenditorialità, si diceva. Dal 2018 alla guida della società si trovano un siciliano, il commercialista di Agrigento Antonio Siracusa, un imprenditore veneziano come Verardo ed un imprenditore cremonese, Carlo Morandi: sono espressione della società che controlla Funivie ValdiZoldo. Del consiglio di amministrazione, composto da cinque membri, fanno parte anche Corrado Facco e Bruno Piva. «Al nostro arrivo – prosegue Verardo – ci siamo concentrati nel mettere in sicurezza la società, ridurre l’indebitamento, fare investimenti che garantissero un futuro a questa azienda, la cui sopravvivenza è vitale per tutta la Val di Zoldo».

Le ragioni di una scelta

Perché siete entrati nella società? «Per parte mia, per la passione. Associo a questa valle momenti di spensieratezza legati alla mia giovinezza, sono un appassionato sciatore e da quasi vent’anni la frequento assiduamente. Da sciatore osservavo il potenziale di questa azienda e da imprenditore, quando si è presentata la possibilità, mi sono detto che dovevo assumermi una responsabilità diretta, altrimenti non sarebbe stato giusto poi lamentarmi se le cose non andavano bene».

Cosa non andava? «Oggi se non investi e cresci, in qualsiasi ambito, rischi di essere superato e soccombere velocemente. L’offerta di qualità sulle Dolomiti non manca, ma d’altra parte noi abbiamo degli asset unici». Ad esempio? «Rappresentiamo la porta delle Dolomiti per la pianura veneta perché abbiamo impianti di risalita a 1 ora e 15 minuti da Venezia e Treviso, poco più da Padova e Vicenza; godiamo di un paesaggio unico; siamo dotati di oltre ventuno chilometri di piste, di cui due illuminate per lo sci notturno (Foppe e Cristellin), che diventano 72 chilometri tutti collegati sci ai piedi considerando l’intero comprensorio del Civetta, con le società consorziate di Alleghe, Val Fiorentina, Palafavera e Santa Fosca; complessivamente 23 impianti di risalita tra moderne cabine, seggiovie ed alcuni skilift».

Le prime azioni

Come vi siete mossi? «La società era molto indebitata e non produceva flussi di cassa positivi. Abbiamo anzitutto sollecitato un aumento di capitale che abbiamo interamente sottoscritto. Contestualmente abbiamo acquistato un considerevole pacchetto di azioni da soci che avevano espresso la volontà di cedere. Arrivando da esperienze differenti, siamo intervenuti portando il nostro know how imprenditoriale, apportando un’iniezione di liquidità e mettendo in atto una gestione particolarmente attenta e prudente, intervenendo sulle aree di maggiore criticità ed iniziando un piano di investimenti di cui l’azienda necessitava particolarmente. Oltre ad intraprendere una nuova strategia di marketing, attivare i rapporti con gli operatori del territorio e le principali agenzie turistiche straniere ed italiane, investire sulle attività volte ad incrementare il fatturato estivo».

E la gestione caratteristica, il fatturato? «Nel 2019/2020 eravamo a 4,9 milioni di euro. È chiaro che abbiamo pagato molto l’anno di chiusura, come tutti. La scelta di sostenere comunque il territorio, le attività che insistono sull’area sciabile (allenatori e sci club in primis) aprendo gli impianti solo per gli agonisti insieme agli amici di Alleghe Funivie durante la chiusura per Covid ci ha penalizzato molto nella stagione 2020/2021. L’ultimo bilancio chiuso al 30 settembre 2022, pur con una riduzione dei ricavi rispetto al 2019/2020 (3. 964. 000 euro) ed in costanza di investimenti, si è concluso con un discreto risultato positivo, nonostante il notevole incremento del costo dell’energia. Proseguono la riduzione dell’indebitamento, il miglioramento della posizione finanziaria netta e l’incremento del patrimonio netto. E nella stagione in corso stiamo tornando ai valori pre-Covid, sia in termini di fatturato che di risultati».

Imprenditori e commercialista

Antonio Siracusa, il presidente, è un commercialista con studio ad Agrigento, un uomo di numeri. Il consigliere Carlo Morandi è un ingegnere che ha attività, in Italia e in Germania, in aziende metalmeccaniche, di progettazione di grandi impianti industriali e agricole.

L’amministratore delegato, Lorenzo Verardo gestisce, insieme al fratello Alessio, uno dei maggiori gruppi di aziende di distribuzione bevande indipendenti italiane, ha fondato diverse catene di locali ed è socio di Birra Castello spa, società proprietaria degli stabilimenti di Pedavena e San Giorgio di Nogaro che produce e distribuisce le birre Castello, Pedavena, Dolomiti, Superior. Si tratta del primo birrificio in Italia (per volumi prodotti) a capitale totalmente italiano. «Sì, abbiamo una rilevante esperienza professionale, una buona capacità di analisi, ambizione, visione, tanta voglia di fare e soprattutto una grande passione che ci accomuna, per lo sci e per la Val di Zoldo. Altrimenti non avrei casa qui». Il primo obiettivo raggiunto? «Aver riportato in utile la società fin dal primo anno, e questo ci permette oggi di pensare a nuovi e costanti investimenti». Cosa in particolare? «Stiamo attuando un piano di investimenti che è continuato anche durante il Covid e prosegue regolarmente con la progressiva sostituzione dei mezzi battipista e di servizio; siamo intervenuti su tutti gli impianti, prima con le manutenzioni straordinarie ed ora con la sostituzione della prima seggiovia biposto “delle Coste” con una moderna quadriposto che entrerà in funzione nella stagione invernale 2023 - 2024. Stiamo costantemente ampliando gli impianti di innevamento, incrementando i generatori di neve programmata ed intervenendo sui rifugi, insieme ai gestori, per migliorare l’ospitalità dedicata ai nostri clienti».

Quali flussi di clienti avete durante la stagione invernale? «Contiamo di migliorare i passaggi che in questa stagione saranno circa 2 milioni». Quanti dipendenti? «Tra dipendenti e collaboratori, quarantacinque in stagione». Avete solo gli impianti? «No, anche due rifugi, il Pian del Crep ed il Su’n Paradis, oltre al bar alla partenza della cabinovia, tutti dati in affitto per garantire una gestione professionale».

Una stagione straordinaria

Come sta andando la stagione? «A novembre non avrei mai scommesso su una stagione così buona. Siamo partiti con le migliori intenzioni, riuscendo a preparare con difficoltà la neve nelle finestre climatiche giuste (non molte in verità) e con poca acqua. Grazie anche al grande impegno e professionalità dei nostri collaboratori, innevatori e gattisti, abbiamo aperto in tempi record, dal 3 dicembre, per primi nel consorzio Civetta. Ed abbiamo constatato subito che c’era e c’è molta voglia di sciare. Tutto questo ci ha dato un risultato in termini di passaggi molto apprezzabile».

Avete clientela italiana o anche di stranieri? «La Val di Zoldo aveva scelto negli anni di puntare ad un turismo economico, trascurato a quel tempo dalle più blasonate stazioni del Dolomiti Superski; quindi si era rivolta soprattutto ai paesi dell’Est, dalla Slovenia alla Croazia, dalla Bulgaria all’Ungheria, dalla Polonia alla Slovacchia. L’anno scorso, causa Covid, questo turismo è quasi completamente venuto a mancare, sostituito da turismo italiano, anche perché risultava complesso recarsi all’estero. Questo ha segnato comunque un ritorno degli italiani verso la vacanza invernale in montagna. Quest’anno, oltre al turismo domestico, è tornato quello spagnolo ed inglese e dell’Est Europa che oggi gode di una discreta disponibilità economica. In termini di presenze siamo circa ad una proporzione equivalente fra italiani e stranieri. Nel dettaglio, il turismo giornaliero è quello italiano che arriva soprattutto da Venezia, Padova, Treviso e Belluno; il settimanale è invece per la maggior parte straniero e poi composto da emiliani, toscani, lombardi e laziali».

Il Dolomiti Superski annuncia un aumento dei prezzi consistente per la prossima stagione. E voi? «Cercheremo di applicare il minimo aumento consentito all’interno del Dolomiti Superski. Ad oggi non è stato ancora determinato definitivamente, ma lo skipass giornaliero di valle subirà un aumento inferiore a quello di Dolomiti Superski». 

2

Articoli rimanenti

Accesso illimitato a tutti i contenuti del sito

1€ al mese per 3 mesi

Attiva Ora

Sblocca l’accesso illimitato a tutti i contenuti del sito

I commenti dei lettori