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Crisi Safilo, la Cgil di Belluno: «Subito il tavolo socio istituzionale»

La segretaria Denise Casanova avverte i vertici aziendali: «Anche chi acquista dovrà prendersi in carico tutti i lavoratori, non accettiamo spezzatini»

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Alcune lavoratrici dello stabilimento Safilo di Longarone che rischia la chiusura

 

«Chiediamo con urgenza la riconvocazione del Comitato di sorveglianza socio - istituzionale tra Provincia, Regione e sindacati sul rischio deindustralizzazione che, dopo il caso Safilo, sta diventando sempre più concreto per l'intera provincia bellunese».

E’ accorato l’appello che arriva dalla segretaria della Cgil Belluno, Denise Casanova a qualche giorni di distanza dal tavolo regionale per determinare il futuro dello stabilimento della Safilo di Longarone.

Casanova chiede che il tema venga trattato velocemente a livello territoriale. «Quello che sta succedendo è innanzitutto un problema per i lavoratori che potrebbero perdere l'occupazione, ma la questione coinvolge tutta la nostra comunità, a livello istituzionale e sociale. Nessuno dovrebbe accettare un ulteriore impoverimento produttivo del nostro territorio. È in corso uno spopolamento drammatico, ci si lamenta della scarsa attrattività che il nostro sistema esercita nei confronti dei giovani, ma come possiamo ovviare a tutto questo se accettiamo che le eccellenze che ci sono vadano via dopo tutto il sostegno pubblico che hanno ottenuto?», scrive la sindacalista.

Il 23 marzo ci sarà l'incontro delle categorie di Cgil, Cisl e Uil, che rappresentano le lavoratrici e i lavoratori della Safilo, con l'azienda. «Ci aspettiamo innanzitutto una risposta: perché un'azienda in crescita, che fa utili significativi, decide di chiudere uno dei suoi insediamenti produttivi più importanti, il sito di Longarone?», chiede Casanova che poi aggiunge: «E rivolgeremo una seconda domanda, non meno rilevante: è giusto ripagare in questo modo le Istituzioni, che hanno garantito negli ultimi anni abbondanti fondi pubblici per la ristrutturazione dell'azienda, e lo spirito di sacrificio dei dipendenti, che hanno subito una pesante riduzione del personale e una contrazione delle loro retribuzioni attraverso gli ammortizzatori sociali?».

Ma la Camera del Lavoro non ci sta. «Per quanto ci riguarda, intendiamo ribadire una cosa molto chiara: noi non ci rassegniamo alla chiusura della Safilo di Longarone e non riteniamo affatto conclusa questa partita. Nel suo ultimo comunicato Safilo ha parlato di una “eventuale cessione dello stabilimento a terzi”. Non solo non siamo d'accordo, ma avvertiamo anche chi potrebbe dimostrare interesse verso questa proposta: se si andrà in tale direzione, pretenderemo la salvaguardia di tutte le lavoratrici e i lavoratori, non solo di una parte di loro. Nessuno pensi di poter dividere, come uno spezzatino, questo autentico patrimonio di competenze e professionalità, portandosi a casa solo qualcuno e abbandonando a sé stesso qualcun altro», spiega chiaramente e senza mezzi termini la segretaria provinciale della Cgil che evidenzia come «stiamo parlando di grandi gruppi dell'occhialeria del lusso, che devono farsi carico - nel caso - dell'intero pacchetto e non mettere in atto l'ennesima operazione speculativa». Il timore riguarda il gruppo Kering, come spiega bene Casanova. «Infine, serve chiarezza anche da parte di Kering, il gruppo francese che ha commissionato la produzione di 1,9 milioni di occhiali agli stabilimenti Safilo. Si tratta di un'azienda che non ha nessun legame “affettivo” con il nostro territorio e che ha recentemente acquistato uno stabilimento che produce occhiali in Francia. Cosa intende fare in futuro? Dove verranno prodotti gli occhiali che si realizzavano a Longarone? Come è facilmente intuibile da quanto sostenuto fin qui, è in gioco una parte davvero importante della prospettiva produttiva della nostra Regione. Tutti - istituzioni, parti sociali, parti datoriali - devono essere all'altezza della sfida e fare la loro parte. Noi abbiamo tutta l'intenzione di batterci per difendere i posti di lavoro, i diritti dei lavoratori, la nostra manifattura».

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